martedì 5 agosto 2014

L'azzurro è il colore della serenità

La dove i pensieri osano far domande,
quando il cuore mette in circolo lacrime,
la dove le emozioni vincono la ragione,
quando nei polmoni si strozzano le grida,
la troverai noi, noi più forti della paura.
                                                         Lorenzo Reschiglian


Ok, ok...
Si è vero, vi ho decisamente trascurati.
Non cerco inutili giustificazioni, non le cerco perché questa mia forzata lontananza ha un nome e un cognome, anzi, un titolo.

Azzurro come il cuore.

Azzurro come il cuore è il titolo del libro che attualmente è in fase di stampa, Azzurro mi ha letteralmente prostrato, scriverlo ed inseguire i pensieri che scaturivano durante la scrittura mi hanno portato più volte al limite estremo delle mie possibilità, sia mentali che fisiche, Azzurro mi ha strappato sentimenti ed emozioni che giacevano nella mia mente, ma non placidamente dormienti, bensì celate alla mia attenzione e pronte ad attaccarmi per far scempio del mio cuore, per ridurre a brandelli la mal costruita normalità in cui mi nascondevo, lasciandomi lì ad agonizzare, affogando nelle mie stesse lacrime.

Azzurro porta agli estremi limiti l'antico detto del bicchiere a metà, Azzurro parla di morte, celebrando la vita o parla di vita, celebrando la morte...
Non lo so, l'ho letto e riletto centinaia di volte, senza trarne un pensiero univoco, quindi lo lascerò al giudizio di chi lo leggerà.
L'abbiamo scritto in tre, a tre mani, mentre con le altre tre, ci tenevamo stretti in un abbraccio di incoraggiamento e consolazione, noi tre, io Alessia e Sara accomunati dalla perdita di un genitore.
Azzurro parla di cancro, in un certo senso fa parlare il cancro stesso, parla per mezzo nostro, delle nostre vite scalfite dal dolore e urla nei racconti che parlano di noi o dei nostri cari persi nell'oblio dell'amore che con loro non vivremo più...
Azzurro contiene le nostre emozioni, quelle negative rese rigogliose dalle lacrime versate, ma anche quelle positive, quelle nutrite dai sorrisi e dalle speranze, quelle che nascono negli abbracci degli amici che ci sostengono, si perché Azzurro è vivo, vitale e c'è un urlo che sovrasta poderoso le grida di dolore; è l'urlo della forza, della speranza e della vita che non si arrende, noi siamo quell'urlo, noi abbiamo deciso di non stare zitti, noi vogliamo essere più forti della paura, noi vogliamo continuare ad avere pensieri azzurri di serenità, noi vogliamo risposte alle nostre domande, vogliamo risposte alle domande di chiunque si trovasse a soffrire.
Ci mettiamo la faccia e il nome, Siamo Lorenzo Reschiglian, Alessia Mariani e Sara Ottini, e vogliamo sapere perché in Italia non c'è libertà di scelta, vogliamo sapere perché non esistono studi sulla reale efficacia delle cure tradizionali, vogliamo sapere perché gli ammalati sono costretti a curarsi con metodi e medicinali vecchi di decenni, perché la ricerca non viene sovvenzionata, perché tutto quello che si discosta dalla farmacopea internazionale viene tacciato di inutilità, se non addirittura di dannoso per la salute?
Perché?
Perché la gente deve morire con la certezza che non si è tentato il tutto per tutto? O perché, chi decidesse in tal senso, non può morire e basta?
Azzurro si fa queste domande, e mille altre, noi andremo avanti alla ricerca di ogni singola risposta.
Con i proventi del libro, andremo ad operare sul territorio, andando dove veramente ve ne sarà bisogno, senza l'insensata necessità di strafare, piccole cose, veri bisogni e tanto cuore.
Questo siamo noi, più forti della paura.

Saluti

venerdì 9 maggio 2014

Mamma Teresa

Non si può rispondere a tutti 
i perché  della vita,  non tutte  
le  domande hanno  lo stesso
peso  nei nostri  pensieri, ma 
forse  è  meglio  se  lasciamo 
che sia così.
                            Lorenzo Reschiglian

Io con Teresa non avevo mai parlato, ma la conoscevo lo stesso.
L'ho conosciuta attraverso i racconti di Sara, attraverso gli occhi di Sara, occhi che sanno parlare.

Quando quegli occhi parlano, si riempiono di storie ed emozioni; le parole che descrivevano Teresa erano parole vive per una donna vitale, una donna a volte non facile persino dura, dura come può esserlo solo una mamma quando da mamma si deve comportare; e mancherà come solo una mamma può mancare.

Indissolubilmente.

Sara non si arrende, la sua famiglia non si arrende, nemmeno la morte potrà farli desistere, la morte non vince sull'amore, i mostri non vincono quando l'amore è vero, totale e sincero, i mostri potranno reclamare un corpo, ma è un benché misero bottino, perché mai avranno l'amore che legava le anime di chi amava l'essenza di quella vita.

Per questo Teresa non morirà mai, per questo lei è stata e sempre sarà, nei cuori di chi ha amato e sempre rimarrà nei cuori di chi l'ha amata.

Sara continuerà a raccontare di quei ricordi e i suoi occhi saranno lo specchio di quelle emozioni, forse qualche lacrima cercherà di velare il ricordo, forse qualche volta la sua voce si scheggerà, incrinata dal dolore, ma Sara non è sola, ha una famiglia alle spalle, una nuova che sta per nascere e l'abbraccio di tanti veri amici; e se anche si dovesse sentire smarrita, le basterà fermarsi, respirare e aspettare, sentirà una carezza sul cuore e mamma Teresa sarà li con lei, sempre.


Un abbraccio

giovedì 8 maggio 2014

Ciao Elena


Negli occhi aveva le creste 
che tanto amava,

nei sorrisi le valli nelle quali 
si riposava.
                                  Lorenzo Reschiglian


Elena era così, con lo sguardo sempre puntato in alto, i suoi occhi si posavano sulle montagne come una carezza sfiora la guancia di un bambino, delicata, controllata e piena d'amore.
I suoi occhi conoscevano le montagne, il suo forte cuore era abituato a vincerle spinto dal bisogno di viverle...
Nelle sue parole l'allegria di chi è abituato ad avere mille amici, nelle sue parole non trovavi mai amarezza, invidia o superficialità, lei ti diceva cosa pensava e te lo diceva così come lo pensava, senza falsi filtri, senza “contarla su”, sempre chiara e sincera, il bianco era bianco il nero era nero, non le importava se faceva male o se ciò che diceva poteva essere brutto, quello che c'è da dire, si dice, quel che c'è da fare, si fa, tutto il resto son chiacchiere inutili.

Elena non c'è più, rubata dalla montagna che tanto amava.

Elena mancherà a chiunque l'abbia conosciuta, vissuta o soltanto sfiorata.

Mancherà perché era un'anima pura, un'anima capace di ascoltare e mondare le anime altrui; mancherà perché ha regalato qualcosa a tutti senza mai voler in cambio nulla, mancherà perché era pura essenza, un distillato di rara realtà.

Ciao Elena, da dove sei ti dovrai abituare che per veder le montagne, dovrai volgere lo sguardo verso il basso e ancor più giù, se vorrai vedere chi ti ha voluto bene, noi guarderemo in su cercando tra le creste delle montagne il luccichio dei tuoi occhi, riposandoci in quell'amaca naturale che era il tuo sorriso.

Dedico a te il mio ultimo brindisi, sollevo questo mio bicchiere, di lacrime e vino in tuo ricordo.

Prosit

domenica 20 aprile 2014

Chi si somiglia, attrae l'opposto...

Vai a dar retta alla saggezza popolare...
                                       Lorenzo Reschiglian

Stasera una frase di mia moglie mi ha messo la mente in movimento...
Si parlottava tra la stanchezza del pre nanna, di amici con rapporti più o meno in crisi (ma chi non lo è?), Odette sull'argomento è quadrata in maniera quasi inumana, il suo modo estremamente lineare di pensare, non permette variazioni di pensiero ne qualsivoglia elasticità in merito, cioè, se c'è un "problema", lo stesso va affrontato a tavolino e risolto, qualunque sia la soluzione...
Effettivamente andrebbe fatto così, almeno, così dovrebbe essere se tutte le persone pensassero nello stesso modo estremamente lineare di mia moglie...
Ma così non è...
Nella realtà, a far gioco sono le insicurezze, le paure e quell'innata necessità, tipica del genere umano, di fare spaventevoli cazzate senza troppo curarsi di quelli che in gergo vengono definiti "danni collaterali"...
Facciamola grezza:
Io sono sposato con Odette, lei si innamora di un altro, quindi, viene da me e mi dice perché se ne sta andando...
Brutalmente perfetto e assolutamente pratico, potrà sembrarvi semplicistico, ma non è così.
Oppure:
Io sono sposato con Odette, io mi innamoro di un'altra, quindi, comincia una serie spaventosa di menate mentali, ma sarò veramente innamorato? O è quello spettacolare paio di chiappe? E se fosse la sindrome di Peter Pan? Forse, comunque io una botta a Wendy gliela darei, anche Trilly se non fosse così microscopica eppoi, vogliamo parlare della figlia del capo indiano? Altro che piume in testa, ti spiumo io! E se fosse la classica crisi del terzo, quinto, settimo anno? Eppoi sicuramente sono io che sbaglio, magari faccio troppo poco in casa, o si lamenta che faccio troppo? Non è che la sto sminuendo nella sua figura di angelo del focolare? (questa è vera! Non di Odette, ma è vera!), e se fosse che ho solo smesso di ricordarmi il perché l'ho "scelta"?, ma poi, perché l'ho scelta??
E via via, con una quantità apocalittica di altre menate...
Forse bisognerebbe essere tutti un pò più lineari...
O no?
Credo che si debba essere incredibilmente sicuri di se stessi per affrontare con efficiente risolutezza determinati argomenti, io non credo di essere così risolutamente efficiente...
Sento già il coro delle puritane che mi da del bastardo pucia biscotto a tradimento, del bieco maschilista fallocrate e del misogino sessuale...
Magari hanno pure ragione...
Ma la realtà è fatta di dubbi, non di certezze, quanto meno di molti dubbi e poche, pochissime certezze...
Almeno è così per me...
Magari con l'età la cosa migliora...
Certo è che mi muoverei con estrema cautela...
Le puritane hanno già imbracciato il mattarello d'ordinanza...
Calme, state calme, ho detto che mi muoverei con estrema cautela, ma non per evitare di far scoprire le mie scappatelle, mi muoverei con estrema cautela, primo per non far accadere le scappatelle, secondo, se qualche bollore mi dovesse colpire, cercherei di capire cos'è che provoca tale bollore, senza necessariamente parlare di tale bollore con la partner ufficiale...
Vi sembra vile? O vagamente opportunistico?
Beh, non me ne frega niente di quello che vi può o no sembrare, magari da quel bollore non scaturisce nulla, magari si realizza che quel bollore null'altro è che un pensiero naturale sfuggito al normale controllo, quindi perché andar a rischiare un rapporto perfettamente funzionante, parlando di ciò che nemmeno noi conosciamo?
Va bene, anzi benissimo, la sincerità nel rapporto, ma prima di andare a spiattellare un qualsivoglia pensiero, forse è meglio elaborarlo con un briciolo di calma senziente, eppoi, potrebbe anche capitare che, nulla sucedendo e realizzato il non nuocere di quel pensiero, si possa arrivare alla conclusione che è superfluo parlarne col proprio partner.
Già, credo sia meglio tacere, piuttosto che instillare un inutile dubbio.
Forse è buon senso o paura fottuta...
Boh!

Saluti

domenica 16 marzo 2014

Codice Deontologico

Il codice  Deontologico è un 
codice   di   comportamento,
generalmente avente efficacia
normativa, cui il professionista
deve attenersi per l'espletamento
della sua professione...
                                            Wikipedia


Ho deciso, la mia decisione non cambierà minimamente lo svolgersi della vita di chiunque, forse nemmeno la mia, ma comunque ho deciso.
Non comprerò mai più un quotidiano, ne presterò più orecchio a qualsivoglia notiziario.
Il perché è presto detto:
Sono stufo di sentire o leggere inutili idiozie e nota bene, non ho fatto nessun riferimento a questa o quella notizia, cioè, c'è la notizia che mi ha fatto prendere la decisione, ma è poco più della classica goccia che fa traboccare il vaso, un vaso che però era già pieno oltre misura, un vaso che si è riempito, goccia dopo goccia e dal quale non è uscita la proverbiale goccia precedentemente citata, no, il vaso stracolmo ha ceduto di schianto sotto l'oramai insostenibile peso del dilettantistico giornalettismo sensazionistico.
I giornalettai hanno perso ogni decenza, decenza che, insieme all'etica e alla sincerità, sono sempre più profondamente seppellite sotto metri di merdoso nulla...
La questione che vede contrapposte la russia e la Crimea, monopolizza l'attenzione di tutti i media, pagine e pagine di giornali, ore e ore di trasmissioni, tutto, e il suo contrario, a continuo uso e consumo di chi si sente ancora di fare del buonismo, a chi si indigna e per chi proprio non ha nulla di meglio da fare, quando basterebbe prendere quel folle guerrafondaio, sbatterlo in galera per poi buttare via le chiavi della cella e finalmente mettere a capo del governo qualcuno che sappia leggere, scrivere e, dio non voglia, far di conto...
Qualcuno che non sia avido, razzista e che, in fin dei conti, non sia completamente folle...
In mezzo a tutto questo guerrafondare, i giornalettai sguazzano come topi nei liquami, abilissimi a spaccare il capello in quattro per racimolare altre notizie, altre novità.
Ma stamattina ho sentito chiaramente il tonfo della serietà professionale che si schiantava esanime al suolo, quando la tanto temuta guerra, ha provocato il tracollo delle borse...
Il tracollo delle borse...
Già, il fatto che una guerra porti morte, dolore e infamia non interessa a nessuno, men che meno a chi la guerra la ordina, però no! Chi se ne frega dei morti, chi se ne frega della sofferenza, l'importante è che le borse "tengano"...
Probabilmente ai Crimeani o ai russi coinvolti interessa moltissimo, probabilmente tutti quelli che abitano in quel buco di culo hanno migliaia di azioni in banca, sicuramente il primo pensiero del Crimeano medio quando si sveglia è rivolto ai rendimenti percentuali delle suddette azioni, mica al rischio di essere bombardato...
Datemi del coglione se vi và, e probabilmente il mio astio è dettato dalla mia non florida situazione economica, forse sono pure invidioso di tutti quei Crimeani ricchi e spensierati, ma concedetemi il lusso di mandare affanculo la quasi totalità dei giornalettai italiotici, lasciatemi mandare affanculo tutta quella massa di mangiapane a tradimento che hanno preferito dar più risalto alla vile pecunia, senza nessun rispetto per le persone che rischiano di perdere la vita...
Svegliatevi dall'orrendo torpore cerebrale nel quale siete caduti e soprattutto, sfilate la testa dal culo del potente di turno e tornate a fare il vostro lavoro.

Saluti

lunedì 10 marzo 2014

Buchi nel cuore

Sono arrivato più volte a d'un passo 
dall'odiarla, e innumerevoli le volte 
che mi ha fatto incazzare, ma inutile 
discutere con lei, inutile sgridarla,
arrabbiarsi o punirla.
Adesso non c'è più.
                                           Lorenzo Reschiglian

Ti ho odiato di quell'odio che è figlio di un grande amore, ma i cani sono lo specchio dei loro padroni, quindi non so quale aspetto del mio carattere avevi assorbito, non so perché eri così perfettamente diversa da me, tu così indipendente e per niente abitudinaria, tu tanto schiva e diffidente da abbaiare alla tua stessa ombra, ma così profondamente affettuosa da strappare lacrime, tanto chioccia e mamma da "adottare" mio figlio e da lasciarti "trattare" come solo un bimbo sa fare, senza che tu battessi ciglio, anzi, guai a chi si avvicinava al "tuo" cucciolo, doveva tremare chi non era della famiglia, del tuo branco, tu così piccola da far tenerezza, ma pronta a donare la vita per difenderci...
Forse eri completamente folle, quella lucida follia che nasce dall'amore incondizionato...
Così amano gli animali, incondizionatamente, o tutto o niente, non hanno le mezze misure, sei loro o sei un nemico, niente falsità...
Fosse così con gli esseri umani...
Vorrei dire che è morta serenamente, ma no, non era da lei, così mentre si spegneva la accarezzavo, piano, contando i suoi respiri che rallentavano, la mia mente vagava nei ricordi di questi ultimi mesi, del suo camminare sempre più lento, di quelle soste con gli occhi persi nel vuoto che la stava ingoiando, anche i cani soffrono di demenza senile, non lo sapevo, ancora un respiro, un altro, ho negli occhi le immagini dell'arrivo di Adriano neonato con lei pazza di gioia che lo deve annusare, un altro respiro, l'infinita tenerezza del suo avvicinarsi a quel batuffolo d'uomo, un altro respiro, lo annusa poi ci guarda, come a dire: Tranquilli, ci penso io, un altro respiro sottile, ho la mano appoggiata al suo fianco, non so se sa che ci sono, mi guarda ma lei vede altrove, la mia mano è ferma, il suo torace è fermo, il suo sguardo è vuoto, piango...
Arriva Odette: Lorenzo ci sei? Chiede...
Rispondo: Io si...
Lei si mette in ginocchio vicino a me, piange...
Decidiamo di portarla su dai nonni, Odette va a prendere una delle sue coperte preferite, la accoccoliamo così come piaceva a lei, avrà un lungo sonno da fare, quindi deve stare comoda, quando arrivo su è già tutto pronto, ora sta bene è in giardino riparata all'ombra di un melo...

Ciao piccola Pulce, la tua difficile vita terrena è finita, ora hai un sacco di nuvole su cui fare pipì...

Saluti

venerdì 21 febbraio 2014

Amo meno

Che poi la vita è strana, l'umanità
per mondarsi dalle colpe cosa fa?
Fa  diventare  Santo uno bruciato
sulla  graticola, e  non contenti di
sifatta  stupidaggine,  lo assurge
a patrono degli innamorati...
Chissà che ne penserebbe lui...
                                         Lorenzo Reschiglian
 

Parlare di San Valentino , una settimana dopo che è passato, potrebbe sembrare strano, un pò lo è, ma c'è un perché...
A me la ricorrenza di San Valentino mi è sempre stata sulle balle, un pò come l'imminente carnevale e alla stessa stregua del natale, tutte "festività" che per me non hanno molto senso e che per certi versi, mi hanno sempre piuttosto infastidito, non è sempre stato così, da qualche anno in qua sono diventato abbastanza refrattario ai cattivi sentimenti, ho un bimbo piccolo al quale non voglio rovinare la felicità e lo stupore che gli riempie la faccia di sorrisi, almeno finché non scoprirà lui la pochezza che si nasconde dietro a quei giorni, voglio lasciarlo libero di sognare, quindi faccio tutto quello che un genitore deve fare, racconto fiabe, faccio scrivere letterine e preparo piattini pieni di biscotti da lasciare al babbo natale di turno, così come mi faccio piacere vedere il piccolo vestito da ninja che gioca con fatine, orchi, spider man e qualunque altro sciagurato costume la follia umana possa aver inventato, vi assicuro che arrivo pure a divertirmi, a ridere ed ad essere felice di giocare in mezzo al quella brulicante selva di urlante vita variopintamente vestita, vi assicuro che mi diverto a giocare con loro e ancor più, visto che io gioco senza paura o limiti, mi diverte tantissimo vedere gli altri genitori, soprattutto le mamme, che invece se ne stanno tutte impettite e ingessate, truccate e agghindate, bloccate nell'assoluta necessità di non fare niente, proprio per non rovinarsi la pettinatura o il trucco e, dio non voglia, sgualcire il vestito da consumata mondanità che spesso indossano, io rido come un matto a vederle lì, chi più e chi ancor più, starsene bloccate come avessero una scopa in culo, a fare finti sorrisi, a far finta di interessarsi alla prole e a far strafinta di divertirsi mentre ciarlano in inconcludenti chiacchiere...
A me rimane pur sempre una certa amarezza, ma è mia, non se la deve smazzare il mio pupetto, quindi gioco, rido, scherzo e soprattutto amo, amo mio figlio ed è per lui che mi faccio piacere anche quella certa amarezza.
San Valentino è diverso, i bimbi non c'entrano, volendo dire non c'entrano nemmeno gli adolescenti, con tutta la loro carica testosteronica e ancor meno c'entrano gli innamorati, tutta quella paccottiglia umana che si è sciolta il cervello (anche se credono sia il cuore), bramando e spasimando dietro questo o quella partner, no, no con tutto questo San Valentino non c'entra nulla, se proprio vogliamo, San Valentino è o dovrebbe essere, una ricorrenza per chi ama, per chi ama in maniera consapevole, niente ormoni, niente brufoli e testosterone, solo amore consapevole, l'amore che si raggiunge dopo aver consumato ogni singola goccia di dopamina, quello che si sente, quello che ci pervade quando il sudore si è asciugato dalle lenzuola, l'amore da cui si parte, non l'amore a cui si arriva, ecco cosa dovrebbe rappresentare San Valentino, l'amore che sta alla fine del fisico e all'inizio del cervello.
Quest'ultimo San Valentino è passato senza lasciarmi niente, ecco perché amo meno, o forse non mi ha lasciato niente perché già amavo meno...
Fa niente, i giorni continuano a passare, la vita anche, io con loro.

Saluti

mercoledì 12 febbraio 2014

Quando l'amore invecchia

Non so bene quanti, ma la nostra
storia è iniziata parecchia anni fa,
all'epoca, quando capitava che io
cercassi di avvicinarmi, mordevi,
e non in senso metaforico...
                                         Lorenzo Reschiglian

Il regresso di un sentimento puro. Incondizionato.

Se volete guardare negli occhi l'amore vero, cercatelo tra gli sguardi dei nostri animali domestici, chiunque abbia in casa cani o gatti, lo sa.
I gatti in maniera un pò più compassata, quasi con sufficienza, i meno attenti potrebbero dire, distaccata, ma non è così, certo il gatto rimane sempre un pò più "indipendente" e volubile di carattere, ma anche loro, una volta riconosciuto il capo branco, lo seguiranno amandolo ciecamente fino alla morte.
Il cane risulta sempre un pò più "suddito" e questa innata sudditanza che spesso ce li rende più graditi, rispetto ai compassati felini...

Io il cane ce l'ho, si chiama Pulce, in onore alle sue "notevoli" dimensioni...
Era il cane di una coppia di amici, e io non le stavo per niente simpatico, ogni volta che cercavo di avvicinarmi cercava di mordermi, anche quando mi avvicinavo ai suoi padroni cercava di mordermi praticamente ogni volta che passavo, se non era legata, cercava di mordermi e quando legata lo era, mi abbaiava furiosamente dietro...
Capitò però che i suoi padroni, complice il trasloco in un condominio dove era vietato tenere animali, si trovarono nella necessità di lasciare l'amato quadrupede; trovando improponibile la soluzione canile, per gli sfortunati trascorsi della bestiola (abbandonata gravida nella struttura, adottata prima, restituita al canile poi), gli affranti padroni proposero che la prendessi io...
Obbiettai rammentando loro, che a casa mia già vivevano tre gatti e che la cagnolina mi considerava più un pasto piuttosto che un possibile proprietario o capo branco...
Io e Odette ne parlammo, decidemmo e infine accettammo...
Ora il problema era l'impossibile caratteraccio del cane...
Optai per l'approccio soft..
Il giorno dell'incontro mi presentai un pò preoccupato, lei usava il retro di una fiat panda, come rifugio, io un passettino alla volta cominciai ad avvicinarmi, tra i ringhi e sguardi trucidi, che feci finta di non subire, finalmente riuscii a sedermi sul bordo del bagagliaio, non tentai di accarezzarla, temendo per la mia salute, quello che feci fu di mettermi a parlare, le dissi chi ero e perché ero li, lei mi guardò strano, si avvicinò e posò il suo musetto sulla mia gamba, la coccolai, ero appena stato scelto...
Ditemi che non credete a queste cose, vi posso capire, ma per me gli animali capiscono chiaramente ciò che gli accade intorno, Pulce aveva capito che avrebbe cambiato famiglia, magari non ne capiva il motivo, ma sapeva che la cosa era così,la portai a casa, ma non fu una convivenza semplice, almeno non all'inizio.
Lei era piuttosto indipendente, certamente non era la classica cagnolina da compagnia, innanzi tutto perché abbaiava ad ogni granello di polvere che si muoveva, eppoi perché portarla a spasso era un vero e proprio esercizio ginnico.
Aveva la sfinente abitudine di tirare come una pazza, tendeva il guinzaglio tanto da togliersi il respiro, ci vollero mesi e mesi di paziente educazione, e qualche energica presa di posizione, per attenuare il suo vizio, ma ci riuscii e vederla correre e saltare quando la si liberava, era davvero divertente..
Gli anni passano e se sei fortunato, si accumulano alle tue spalle.
Adesso ripensare a quei momenti mi fa sorridere, adesso che le passeggiate sono diventate lente...
E' invecchiata la piccolina, e gli anni non sono stati clementi, ormai è quasi completamente sorda e ci vede poco, continua ad essere coccolona e affettuosa, ma sta quasi tutto il giorno nel suo cestino a fianco del divano, adesso la portiamo fuori solo quando c'è il sole e di notte il pavimento della casa è tappezzato di traverse assorbenti, che lei puntualmente manca sporcando quell'unica piastrella "incustodita".
Adesso è qui a fianco a me, respira male e ogni tanto si alza per rimanere bloccata pochi passi più in la o a metà tra il cestino e quell'obbiettivo che solo lei vede, la coccolo, l'accarezzo per tranquillizzarla, ogni tanto mi alzo per recuperarla e rimetterla nel cestino, lei appoggia ancora il musetto sulla mia gamba, un musetto ormai tutto bianco e tremolante, ancora mi guarda con quegli occhi sempre un pò tristi e quasi ciechi, solo lo sguardo non è cambiato è come era, pieno di amore per la sua famiglia e sempre alla ricerca di amore per se...
Non so quanto ancora rimarrà con noi, l'età e la malattia la stanno lentamente spegnendo, ma finché sarà noi saremo con lei, quando se ne andrà, sarà lei con noi, per sempre con noi, nei nostri ricordi.

Saluti

giovedì 30 gennaio 2014

Stanchezza

E pur si muove...
                    Giuseppe Baretti

Vero.
Ma vorrei sinceramente che si fermasse.
Forse dovrei, potrei fermarmi io, forse.
Chi si ferma è perduto?
No, chi si ferma è fermo.
Sono quelli che si muovono a perdersi.
Quelli che non sanno dove sono.
Quando non sanno dove andare.
Perché non sanno dove andare.
Ne perché ci devono andare.
Quelli che si perdono ancor prima di partire.
Perché sono partiti senza sapere.
A quelli che hanno sempre una risposta.
Anche se non ci sono domande.
Per quelli che avrebbero da domandare.
Ma che si perdono in muti voli solitari.
A quelli che non stanno mai fermi.
Perché è il loro movimento a palesarli.
A quelli che ci sono sempre per tutti.
Non avendo di proprio nulla.
Per tutti quelli che leggendo capiranno.
I quali capendo rideranno.
A tutti coloro che fingendo snobberanno.
E che nei forzati sorrisi si nasconderanno.
Sono stanco.
Ma non è una questione fisica.
Sono stanco.
Di ciò che il sonno non può mondare.
Sono stanco d'aver per mente una foresta.
Sferzata da inquieti pensierosi venti.
Vorrei solo una solleticante brezza.
A mormorarmi idee di morbida certezza.
Riaprire gli occhi per tornare a sognare.
E sulle ali di tali sogni, tornare a volare.

Saluti

domenica 26 gennaio 2014

Uomini e non

Non sono  adatto, potrei adattarmi,
ma una volta adattato, io chi sarei?
                                     Lorenzo Reschiglian

Cosa vuol dire essere uomini oggi?
Come dovrebbe essere l'uomo oggi?
In una società tanto mista, quanto quella moderna con tutti i suoi stereotipi, con il più vasto e variopinto immaginario comune o singolo che sia, con tutti gli esempi che ci vengono proposti e propinati, come deve essere l'uomo ideale, eppoi, ideali secondo cosa, chi, come e perché?

Che non vi venga in mente di trovar qua la soluzione...

Non so un cazzo di come deve, dovrebbe o è, un uomo.
Posso solo parlare degli esempi che mi sono vissuti o sgusciati intorno, ognuno con i propri pregi e altrettanti difetti e tutti ugualmente validi o anche no, potrei dire di come interpreto io il discorso, ma so già che cadrei in una ridda di luoghi comuni, cliché e frasi fatte trite e ritrite...
Oppure, dando fondo alla mia solita brama di egocentrismo/protagonistico, potrei lanciarmi in una mia totale, eroica e strepitosa autocelebrazione, finita la quale mi chiuderei in bagno amandomi tenendo a portata di mano la carta igienica...
Non escludo che dopo magari lo faccio comunque...
Ma la realtà è che io non lo so.
Cioè, non è che non so se dopo andrò o meno a sollazzarmi, ci penserò prima di andare a dormire, no no, quello che non so è, cosa chi o come dovrebbe essere un uomo, se tale deve risultare...
Quello che so per certo di non sapere è come sia o non sia giusto essere uomini.
Eppoi, alle donne, come piace l'uomo?
Ma vaffanculo, chi se ne frega, tanto sei come sei, non va mai bene, Ferradini si è pagato la villa al mare con queste coglionate, se sei gentile e disponibile, ti vogliono rude e volitivo, se sei maschiale e dominante, ti vogliono gentile e smielato, se le prendi a pizze in faccia ti mandano in galera, poi ti arrivano le lettere delle fan che vorrebbero essere prese a pizze in faccia, il destino è così bastardo che ci fa innamorare delle persone sbagliate, o quanto meno, non adatte a noi e a nulla servono gli anni, a volte tanti, passati a limare certe spigolature del proprio carattere, quelle spigolature che tanto infastidiscono il proprio partner, quelle spigolature che una volta, con enormi fatiche, vengono al fine smussate, beh sono quelle spigolature che mancheranno al nostro partner, partner che ci dirà la fatidica frase: Non sei più lo stesso...
Non sei più lo stesso...
Non sono più lo stesso...
E grazie al cazzo! Sono anni che mi grattuggi i coglioni per farmi cambiare, ora che ci sono riuscito, ti manca quello che ero prima, quello che ero naturalmente?
Si?
Beh vai a cagare!
Vai a cagare tu, le tue idee, le tue rotture e tutte le migliaia di piccole sottolineature, o i grandi rinfacciamenti, che ho dovuto subire dalla prima volta che hai aperto bocca, fino all'ultima parola che quella tua fogna merdacea ha vomitato!
Io non sarò un "uomo", ma non lo sono in maniera costante e lineare, tu invece sei una rimbalzante rottura di coglioni
Detto questo, cos'è un uomo?
Non lo so!
Eppoi, a dirla proprio tutta, non me ne frega niente...

Saluti

domenica 19 gennaio 2014

Quei giorni un po' così.

Questo moderno forsennato
correre cercando la felicità,
ci distrae dal vedere che la
felicità è lì con noi, sempre.
                                 Lorenzo Reschiglian

Certi giorni iniziano strani...
Oggi ad esempio doveva andare tutto in maniera molto diversa, il programma era piuttosto semplice, sveglia, qualche milione di coccole col pupetto, pappa ai mici mentre porto a passeggiare il cane, poi una volta rientrato, si andava tutti e tre a far colazione, poi qualche comissioncina, si rientrava per pranzo e poi nel pomeriggio si partiva alla volta di Grignasco per il compleanno del piccolo Mattia, con probabile successiva cena da amici per poi rientrare felicemente distrutti a casa per dar la pappa ai mici, passeggiare il cane, scrivere un post che non sarebbe stato questo, per poi andarmene a dormire...
Semplice semplice...
Eppure non è andata per niente così...

Quei giorni un po così...

Papààà...
Di solito è mio figlio che mi sveglia chiamando, ma stamattina dalla sua cameretta mi arriva una voce raschiante e gorgogliante...
Papààà (seguito da tosse e scaracchi vari)
Raggiungo il piccolo, che appena mi vede si mette a piangere, tra i colpi di tosse mi dice che ha la bibi alla gola, lo prendo in braccio per coccolarlo, gli faccio soffiare il naso (meglio non dirvi cosa ne è uscito) lui mi strige forte, lo porto in camera, lo metto al mio posto che è ancora caldo, mamma da una parte io dall'altra lo coccoliamo, la cosa ha un effetto taumaturgico, lui comincia a tranquillizzarsi, tra un bacio e l'altro gli dico che scendo a prendere lo sciroppo, mi dice, ho sete...
Vado e torno con acqua e medicina, lui già sorride, beve, gli faccio le facce buffe mentre, cucchiaino in mano, gli do lo sciroppo, ride, ridiamo un po' tutti, ci rimettiamo sotto le coperte, coccole coccole coccole, lui sposta le coperte e passandoci sopra la manina dice: il mio pancino ha fame...
Mmm, ok ho la soluzione...
Lo prendo in braccio e ci incamminiamo verso una giornata che proprio non mi aspettavo...
Una giornata fatta di coccole, giochi e pappa, una giornata dove tutto il mondo, era dentro casa nostra, magari tutto tutto no, ma tutto quello che ci serviva si, quello si, abbiamo guardato i cartoni animati e ci siamo pure cimentati nella preparazione delle ciambelle, esperimento mai tentato prima che ha sortito un risultato davvero inaspettato, buone, davvero buone, eppoi ancora giochi, coccole, cena, un poco di tivù e, tra mille bacini e giocolini, lo scorrere del tempo, ci ha portato al momento di metterlo a nanna...
Adesso sono qua, sto scrivendo quello che leggete e tra me e me penso, penso che questa giornata è andata bene, penso che forse non poteva andare meglio, ma sopra tutto penso che una giornata così ci voleva proprio, perché è stata piacevolmente leggera, perché non è stata nemmeno sfiorata dalle solite preoccupazioni, da tutti quei pensieri che solitamente inquinano i giorni normali, oggi abbiamo spolverato la sempre meno usata, e quasi dimenticata, serenità famigliare, oggi è stato un giorno sereno in tutto e per tutto...
Sa Dio quanto ne avevamo bisogno.

Saluti

venerdì 17 gennaio 2014

Chi va e chi resta.

L'amicizia non si vede nel 
momento del bisogno, la
vera amicizia si respira in
ogni singolo istante.
                                    Lorenzo Reschiglian

Sapete cos'è la "familiarità" quando si parla di malattie?
E' un modo più semplice per spiegare cos'è e come, per sommi capi, funziona la genetica...
Facciamo un esempio, se il nostro bisbis nonno, il bis nonno, il nonno e nostro papà, hanno sofferto di diabete, probabilmente, molto probabilmente, anche noi soffriremo dello stesso problema...
Questo discorso non è certo al 100 per cento, perché le variabili sono pressoché infinite, ma se tutte le mogli degli esempi qua sopra, sono state fedeli e quindi ogni figlio è un discendente diretto del proprio padre, allora le variabili si assottigliano notevolmente...
Quanto detto finora vale per qualunque malattia, qualunque...
Anche quelle brutte.
Non che ci siano malattie belle, ma ce ne sono che si curano e altre che ci seppelliscono...
Ma sapete che c'è?
Il problema non è morire per una o l'altra malattia, semplificando il discorso, si può lottare fino allo stremo, fino all'ultimo respiro, ma una volta esalato quell'ultimo respiro, il problema è risolto, il triste mietitore fa roteare la sua falce e un'altra anima è libera di vagare per le infinite strade dell'essenza, il problema è un altro, il problema è per chi rimane, per quelli che da quel momento in poi, dovranno fare i conti con la mancanza, col dolore i ricordi e spesso, con i rimorsi...
Ci sono ferite che non si rimarginano, ci sono sentimenti che non ritornano, voci che si perdono nei ricordi e ricordi che sbiadiscono nei nostri pensieri, solo il dolore rimane lì, presente e costante a ricordarci tutti gli sbagli che abbiamo fatto, tutte le parole che non abbiamo ascoltato, tutti gli abbracci che abbiamo mancato...
Tutto.
La morte non fa sconti e gli interessi li paghiamo in dolore sonante...
Dopo si è soli, per quanti attestati di stima si possano ricevere, per quante sentite condoglianze si ascoltino, anche se si stringono centinaia di addolorate mani, poi si è da soli...
E' normale, rimanere soli, dopo tutto cosa ci vorremmo aspettare che qualcuno venga a trovarci chiedendoci come stiamo dopo il lutto?
Impensabile, la morte fa ancora paura, troppa paura e l'essere umano, al pari di qualunque altro animale, scappa da tutto quello che in un modo o nell'altro lo spaventa o ne mette a rischio l'esistenza...
Forse dovremmo cominciare a pensare a qualcosa di diverso, forse si potrebbe provare a cambiare punto di vista, provare a guardare nel buio delle nostre spaventate anime e cercare di far entrare un po di luce, provare ad allungare la mano verso chi soffre, senza fare chissà cosa, un abbraccio, la presenza, la confortante certezza di non essere abbandonati nel proprio dolore...
Si può fare, non è poi così difficile, anzi è liberatorio.
Fateci piangere, lasciateci piangere, aiutateci a piangere, lasciamo che le lacrime si portino via i pensieri...

Saluti

giovedì 16 gennaio 2014

Sara corre

L'amicizia, quella vera, non
si misura, non è nel tempo o
nella forma, non centra col
corpo o la mente, l'amicizia
è una volontà dettata da ciò
che ci batte nel cuore.
                                     Lorenzo Reschiglian

Ha mani nervose, sempre in movimento, sono lo specchio dei suoi pensieri, non ha solo mille cose da fare, non ne ha mai abbastanza e se fosse, aggiunge e ne aggiunge ancora, Sara corre per fare tutto quello che ha da fare, che si crea da fare, Sara è corazzata, la fatica le difficoltà sembrano non scalfirla nemmeno, Sara vola sulle ali delle sue idee, voli di pensieri, sogni e necessità, sposta case e montagne sul suo cammino, Sara non si può fermare...
Sara corre.
Sara sta scappando...
Scappando.
Sara riempie di pensieri utili la propria mente, la riempie nel tentativo di non lasciare spazio alla paura.
Sara ha occhi che cercano, cercano le bugie nei sorrisi della gente, cercano la falsità sui visi "amici", Sara ha occhi che leggono gli spazi bianchi tra una parola e l'altra, leggono i sentimenti nascosti nei discorsi della gente, Sara ha occhi che non sono mai fermi nella continua ricerca di qualcos'altro da guardare, occhi che devono, loro malgrado, scappare dalla realtà...
Sara lo sa...
Sa che soffrirà...
Lo farà, ma non si tira indietro.
Non è la prima, lo sa, ma non cambia.
Non sarà l'ultima, anche questo sa, ma non la consola.
Sa che non è sola, sa che ci siamo.
Ma ne riparleremo.
Quando sarà...
Adesso c'è da fare, staremo male è inevitabile, ma ora c'è da fare e guai a chi la vorrebbe fermare...
Sara corre perché la vita corre, ma lei deve starle davanti.

Saluti

martedì 14 gennaio 2014

Un Domani

Il futuro non è ciò che faremo, 
ma quello che rimarrà agli altri
di noi. 
             Lorenzo Reschiglian


Ti sento, caldo nei tuoi abbracci, cresci ogni giorno di più quasi non me ne accorgo, sai ancora di biscotti a volte, i tuoi baci sanno essere appiccicosi come non mai e mai smetterò di abbracciarti, corre la vita con te, corre la vita in te, scorre la mia vita per te, finché sarai io sarò, finché vorrai io volerò.
Parli, la tua musica entra in me, di sereni ed eroici sogni mi racconti, qualche incubo chiede la sua pigione in abbracci, pago, pago sempre il doppio, ho sempre pagato il doppio e di più, accantono abbracci, ne faccio scorta perché...
Un Domani.
Rido a battute che non capisco, rido perché tu vuoi vedermi ridere, rido perché il tuo faccino ride, rido perché tu mi fai ridere, rido perché ridi del mio riso, rido perché mi piace ridere con te, mi piace quando ridi del mio ridere, amo il tuo ridere col corpo, quel ridere che parte dagli occhi, che storta il viso riempiendoti i polmoni e che esplode riempiendomi il cuore, amo raccogliere il tuo ridere nei miei pensieri, riempio di quel ridere, i cassetti lasciati vuoti da sogni ormai svaniti, accantono le tue risate, ne faccio scorta perché...
Un Domani.
Il tempo con te non è mai abbastanza, il tempo con te non risulta mai sufficiente, c'è bisogno di altro tempo, ma il tempo si dilata, minuti in ore e giorni in secondi, tempo per stare seduti silenziosi a costruire sogni in scatola, tempo per vivere avventure nei paesi del tuo inventare, tempo per chiedere e tempo per rispondere, tempo di lacrime da piangere e tempo di occhi da consolare, raccolgo e risparmio tempo, accantono tempo, ne faccio scorta perché...
Un Domani.

Un Domani arriverà. 
Quel Domani arriverà, quel Domani dove gli abbracci avranno altri significati, dove quegli abbracci saranno di circostanza e forse, quegli abbracci non ci saranno...
Quel Domani arriverà dove ridere non sarà più solo spontaneo, dove ridere forse più non sarà un divertimento, dove lo scherno, sarà quel ridere, forse non riderai più con me, forse riderai di me, quel Domani arriverà, quel Domani dove il tempo ha un altro significato, dove il tempo andrà altresì utilizzato, dove quel tempo non sarà per noi, quel tempo che non passerà, nell'attesa del tuo ritorno, quello stesso tempo che morirà, e una parte di me con esso, quando la preoccupazione graffierà la paura, quel tempo che non avrà più il senso di se stesso, quando tu, infine, rientrerai...
Un Domani arriverà, dove le parole troveranno tutte un senso, forse un loro senso, un Domani dove parlare ci farà male, dove le parole ci feriranno, dove voleranno senza peso ne significato, un Domani dove parole verranno sprecate e buttate in faccia, quel Domani arriverà e io sbaglierò, noi sbaglieremo, tu sbaglierai e il nostro sbagliare ci farà male ma sarà giusto, sbaglierai e io ti lascerò sbagliare, orgoglioso di vederti sbagliare, perché in quegli errori cercherai di affermare il tuo essere, sbaglierai sapendo di sbagliare per dimostrarmi che sei in grado di provare, di provare a essere te stesso, e qualunque te stesso sarai, qualunque errore o dolore mi darai, io lo accetterò perché sarà parte di te e tu sei parte di me.
Ti amo piccolo mio, ti amo e ti amerò perché so fare solo quello.

Saluti