martedì 27 novembre 2018

Disparità di degenere

Un giorno dissi ad una donna:
Ti amo.
Mi credette, io no.
     Lorenzo Reschiglian

In molti mi hanno chiesto cosa pensassi della giornata contro la violenza sulle donne...
Inizio col ribadire che il termine "femminicidio", mi fa cagare.
Mi fa cagare perché, in un certo modo, ghettizza un problema che, secondo me, dovrebbe essere affrontato istituzionalmente, oltre che in famiglia, sin dalla più tenera età, ed è il rispetto alla vita.
Femminicidio, ghettizza, esaltandone le misure, l'ennesimo ossimoro sfruttato dai giornalisti per accentrare l'attenzione pubblica lontano da altri problemi, problemi che, innanzitutto fanno meno audience, ma soprattutto più scomodi per il "sistema".
Così la tragedia dell'ennesima donna uccisa, per il "solo" motivo di essere donna, cancella la catastrofe delle centinaia di migliaia di morti per alcool, tabacco o tumori.
Tutta gente che se l'è andata a cercare, direte voi, nessuno obbliga l'alcolizzato a riempirsi il bicchiere, ne ad accedere l'ennesima sigaretta al tabagista o a essere donna ad una donna..
Le fascette dei monopoli di stato, sono per l'informazione come la kriptonite per Superman.
Ma sto divagando.
Quindi, cosa penso di esseri umani che uccidono altri esseri umani?
Penso che nessuno abbia il diritto di togliere la vita a chicchessia, e voglio essere chiaro, sto parlando di ignoranti, imbecilli, impotenti, idioti, invertebrati e chi più ne ha più ne metta, che uccidono per futili motivi, altre persone, quindi volutamente non parlo di, dottori, militari e compagnia bella.
Ok?
Per me, se un essere umano toglie la vita ad un altro essere umano, dovrebbe fare la stessa fine.
P.s. Non scassatemi il cazzo con qualsiasi implicazione più o meno teologico/filosofica.
Saluti

martedì 3 luglio 2018

Pret-à porter

La vita sta nella distanza che corre tra il parlare e lo spiegarsi, tra il sentire e il capirsi.
           Reschiglian Lorenzo

Si tende a pensare che, se una persona, nella sua infanzia, va in buone scuole, crescendo, frequenta le migliori università e da adulto avrà le migliori opportunità di lavoro, questa sarà una persona migliore.
Probabilmente la statistica gioca a favore di questa ipotesi, ma sappiamo benissimo che la statistica é, tra le scienze, la meno attendibile...
Innanzitutto perché, per quanto siano buone le scuole e malgrado tutta la nozionistica che può essere impiantata nella testa di chiunque, certa "ignoranza" non è possibile migliorarla, e certi rimangono "ignoranti" al di là delle proprie capacità intellettive...
Cosa nutre queste "tare"? Cos'è che limita una persona "migliore" ad essere veramente una persona migliore?
L'arroganza.
L'arroganza, non necessariamente quella dei grandi distacchi, non quella dei "lei non sa con chi sono io!", no, intendo l'arroganza spicciola, quella dei "grazie" mancati, quella più nascosta tra le pieghe dell'ignoranza, quella della mai defunta "lotta di classe".
Roba da rinascimento borghese.
L'arroganza bisbigliata all'orecchio puntando il dito, quella nascosta tra falsi sorrisi, nell'accondiscendenza viziata dalla stupidità.
L'arroganza che ferisce con lame affiliate dall'inutilità.
Ti riconosco falso e ipocrita, non mi incantano ì tuoi sorrisi, non mi ingannano le pacche sulla schiena, l'arroganza sa essere leggera, sa scivolare tra le fessure della noncuranza, può volare su ali di invidia, sa posarsi come una morbida carezza...
L'arroganza siamo noi, tutti noi, l'arroganza é nostra ed è in noi, nel nostro modo di fare.
Un'arroganza pret-à porter, nel pretendere che gli altri la pensino come noi, quando siamo banderuole, l'arroganza di essere sempre sinceri, noncuranti dei sentimenti altrui, nel pretendere la sincerità, restando però ciechi ai propri limiti, l'arroganza dei voglio bene a tutti, che nasconde la paura di restare soli.
La vita é arrogante, perché ci illude ma poi finisce, la vita ci rende arroganti, nel tentativo di viverla..
Siamo arroganti che si indignano dell'arroganza altrui...
Guardiamoci negli occhi, guardiamoci senza la paura di essere guardati...

Saluti

lunedì 21 maggio 2018

Momenti

L'esistenza è fatta di istanti, tutti stretti tra loro, ma se ne metti molti insieme e di questi, tanti, ritornandoti in mente, provocano belle sensazioni, allora si parla di vita.
                 Reschiglian Lorenzo.

É quando non ti aspetti niente, quando dai tutto per scontato, quando credi di aver visto tutto o  quando ti aggrappi ad inconsistenti certezze, che succede qualcosa, che succede ciò che non ti aspetti; succede che la vita cambia, succede che cambi prospettiva e hai voglia di guardare oltre.

Ero stanco, più di vent'anni a lavorare "in proprio", mi avevano distrutto, non tanto fisicamente, ma mentalmente, ero sfiduciato, disilluso e profondamente prostrato, l'inerzia mi sballottava senza una meta sicura, giorni opachi seguiti da altri giorni opachi...
Vagavo, aspettando che i giorni si consumassero, passando al giorno successivo.
Gli amici queste cose le percepiscono, i veri amici ti aiutano a portarne il peso, le persone speciali ti donano una prospettiva...
Katia e Davide questo hanno fatto per me, mi hanno tirato fuori dal buco dove mi nascondevo e mi hanno cambiato prospettiva, spesso anche a calci nel culo, ma solitamente parlando, ascoltando e donando le proprie esperienze.
Così, perché per loro è così che si fa.
Ora, questo ciclo vitale è giunto al suo naturale termine, ma grazie a loro, se ne apre uno tutto nuovo, tutto da scoprire e dal quale imparare.
Grazie amici miei grazie, non avrò mai modo per sdebitarmi, mi avete fatto tornare la voglia di guardare avanti.
In questo, che vuol essere un abbraccio collettivo, oltre a Katia e Davide, stringo forte a me anche tutte le persone con le quali ho passato questi ultimi anni, in ordine alfabetico per non far torto a nessuno, Barbara, Bea & Bea, Cristina, Donatella, Ilaria, Miriam, Nataly, Roberto, Serena, Tatiana e Valentina...
Grazie a tutti, vi voglio bene.

venerdì 27 aprile 2018

Avete visto crescere vostro figlio?

Un alba, in fondo non è altro che l'ennesimo giro della terra intorno al sole, però a guardar bene, con il giusto occhio, c'è molto di più.
                    Lorenzo Reschiglian

Ci avete fatto caso?
Un genitore non si "accorge" che i figli crescono.
Detta così sembra una brutta cosa, ma in realtà è normale, cioè, un genitore segue ogni giorno la crescita del proprio figlio, non "accorgendosi" che questi diventa più alto o parla meglio o che acquisisce consapevolezza di se, perché tutto si svolge nella quotidianità della vita, quotidianità che a volte viene scossa quando capita di ritrovare un vestitino di quando era davvero più piccolo, allora guardi tuo figlio, poi posi lo sguardo su quel abitino e pensi, sembra ieri...
Ma di ieri ne sono passati tanti e, fortunatamente ti ritrovi a sorridere perdendoti in momentanei ricordi...
Quindi?
Tutto normale, i figli crescono e noi con loro.
Io sono uno che si accorge che mio figlio cresce..
Un po' sono anche spaventato...
Poi succedono cose...
Mio figlio non è un dormiglione, nel senso che, come tutti non è contento di doversi alzare, ma svegliandolo con coccole, carezze e dispettini giocosi, ridendo si alza, nulla di pedagogico, ma io ho la convinzione che se un bambino inizia la giornata ridendo, la stessa verrà affrontata con più tranquillità.
Qualche mattina fa, vedo che si alza, parecchio prima anche dell'orario "da giorno di scuola", gli chiedo se va tutto bene, mi risponde che deve andare in bagno e che ha da fare una cosa...
Dopo qualche minuto, sento che ritorna, ma si ferma sul balcone senza rientrare, lascio passare qualche momento, infilato un maglione, lo raggiungo sul balcone...
Che fai biscotto?
Aspetto l'alba...
Mi dice, senza distogliere lo sguardo da una montagna poco distante, dietro la quale cominciava a palesarsi una pallida Alba...
Mi sfilo il maglione e glielo faccio indossare, lui ci si raggomitola come solo un bambino sa fare, mi siedo con lui, abbracciati guardiamo l'alba che incurante di noi, comincia a sorgere...
Mi dice che ha deciso quale strumento musicale vuole imparare a suonare, spiegandomi il perché della sua scelta...
Sono felice.
Lo guardo, lui ha il viso illuminato dall'alba e gli occhi pieni di sole, lo stringo forte, perché lì, su quel balcone rischiarato dai raggi di un giorno nuovo, lì abbracciato a mio figlio, lì, io l'ho sentito crescere...
Saluti.