quello che dico, non di
quello che capisci tu.
La vita, il tempo e tutto
ciò che vi è dentro, un
respiro alla volta...
Lorenzo Reschiglian
Si corre, si corre in continuazione, si corre anche quando non ce n'è bisogno, si corre perché già si stava correndo e cosi, si continua a correre.
Sempre in perenne affanno, sempre in ritardo, in ritardo da cosa non si ha più nemmeno memoria.
Il tempo è il bene e la mancanza allo stesso tempo...
Avessimo almeno una meta, un traguardo, uno scopo da raggiungere, dico oltre la morte, no, corriamo perché tutti corrono, corrono e scorrono in mille scie sfocate, impalpabili e irraggiungibili.
Esopo taci.
Tutto sembra importante, tutto sembra stramaledettamente importante e, ancora più importante è farlo in fretta.
Viviamo in competizione.
Ci serve di più, ancora di più, più grosso, più grande, più importante, più nuovo, più moderno, più di te, più di lui o di chicchessia, basta che sia di più, di più e prima.
Eppoi, una mattina, ti svegli.
Eppoi una mattina ti svegli ed è una mattina come le altre, c'è il sole o forse no, hai dormito bene o forse no, tutto intorno a te è lo stesso, lo stesso o forse no.
O forse si?
Come ieri prepari la colazione, ma spendi un istante in più, mettendo bene le tazze, controllando il caffè nella caffettiera, appoggiando la brioche a formare un sorriso, cercando i gatti per distribuire cibo e coccole, ti stringi nell'abbraccio di tuo figlio, senza la fretta di distaccarsi, dai un bacio in più a tua moglie e poi ancora un altro.
Tutto quasi come ieri.
Tutto quasi come ieri, solo che oggi, oggi, ti piace di più.
Il mondo, il mio mondo, non corre più.
Il mio mondo non ha più bisogno di correre, io, io non sento il bisogno di correre.
E non è l'unica cosa che è cambiata, tutto quello che c'è intorno a me è cambiato, tutto è cambiato perché tutto è rimasto assolutamente quello che già era, ma io, io lo vivo diversamente.
Le mie necessità sono diverse, come diverse sono le percezioni ad esse legate.
Mi piace respirare, sentendo e gustando l'aria, espirando lentamente, come a salutare un amico che parte, cercando di dilatare il tempo, espandendo i polmoni.
Mi piacciono quegli istanti di non curanza, dove le lancette sembrano invertire il passo, dove il tempo non si ferma, ma, ma un secondo sembra durare di più, di più ed è un regalo alla vita, perché quel secondo è solo mio, solo mio ed è un secondo che sento di aver vissuto, vissuto perché l'ho sentito in me.
Eccolo il presente, il dono che ne è sinonimo, la consapevolezza del tempo, non quello che scorre, ma quello che scorro, quello che vivo e sento in me.
Ed ecco che non è più importante occupare il tempo, non è più importante impiegare il tempo o evitare di perdere tempo, ma lo è sentire il tempo, sentirsi parte del tempo, del proprio tempo; smettere di essere vinti alla rincorsa del tempo, ma padroni di se stessi al suo interno.
Rallentare.
Fino a fermarsi.
Respirare.
Piano.
Il mondo corre se noi corriamo, ma è fermo se noi ci fermiamo.
La routine non necessariamente significa noia.
Amo.
Amo il tempo.
Amo alzarmi presto, non per correre, ma per avere il tempo di fare le cose col giusto tempo.
Preparare la colazione o riempire una lavastoviglie, diventano noiosa routine se noi diventiamo degli automi senza sentimenti e agli automi, non importa lo scorrere del tempo, perché non hanno sentimenti.
Io vivo di sentimenti, di emozioni e di necessità ed è per questo che ho deciso di camminare a fianco del mio tempo, sentendolo in me e avendone cura, perché il tempo non ha limiti, ma il mio tempo, la mia vita si e ogni istante è unico, unico e perderlo significa perdere un po' di se stessi e perdere se stessi, significa perdere l'unica cosa che abbiamo veramente.
Saluti.
E poi, cos’è l’amore?
Cosa significa, amare?
Non è facile rispondere…
O si?
Lorenzo Reschiglian
Quante persone ci sono al mondo? Circa sette miliardi e mezzo…
Volendo togliere i troppo giovani, che forse ancora non hanno sufficiente discernimento per parlare d’amore, volendo togliere chi non sarà mai abbastanza cresciuto per parlarne e chi lo è troppo e, forse se lo è dimenticato, volendo anche togliere chi, parlando d’amore, ha idee troppo confuse, ammalate o violente, volendo egoisticamente, calcolare solo le persone “sane e normali”, quindi etero e gay ambosessi, quanti siamo al mondo?
Facciamo i pessimisti, diciamo la metà, metà abbondante, quindi quattro miliardi.
Quattro miliardi.
Quattro miliardi di persone.
Ok?
Sono convinto che se le interrogassimo tutte, se a tutte chiedessimo, cos’è l’amore, sono convinto che avremmo quattro miliardi di risposte diverse; probabilmente non diversissime, probabilmente si riuscirebbe a trovare un “minimo comune denominatore”, una sorta di traccia che renda, l’amore, qualcosa di mondiale, un ingrediente comune in quattro miliardi di ricette diverse.
Ok?
La domanda che sorge spontanea è, chi ha ragione?
Chi, tra questi quattro miliardi, ha la soluzione definitiva alla più antica delle domande?
Chi?
Nessuno, ma anche tutti.
L’amore è un sentimento troppo grande per poterlo confinare, per darle un nome univoco o una connotazione finita.
l’amore è, necessariamente, confusione.
Confusione di idee, sentimenti, movimenti e convinzioni…
L’amore non può essere, calcoli e certezze.
Ognuno ama a modo suo e non si può pretendere di trovare qualcuno che ami, e ci ami, nello stesso modo che amiamo noi, non esiste e non funzionerebbe.
Le due metà della coppia, sono come due motori, molto simili ma separati, allora cos’è l’amore?
L’amore è la frizione che unisce questi due motori, che accoppia le differenze nel modo di amare.
Amarsi significa, comprendersi, cioè accettare e farsi accettare.
Amare non è guardarsi alla ricerca dei difetti altrui, ma guardare insieme, nella stessa direzione che si è deciso di percorrere.
Per me, l’amore è il più semplice dei sentimenti, se non lo carichiamo di inutili necessità.
L’amore è un sentimento che nasce nudo, l’errore sta nel vestirlo come piace a noi o come pensiamo possa piacere ad altri.
Difficile certo, difficile perché, spesso, la nostra mente è un vecchio armadio pieno di stracci…
Saluti.
La storia si ripete.
La storia è ciclica.
Possono cambiare i nomi.
Possono cambiare i luoghi.
Ma tutto rimane uguale.
Uguale, inutilmente.
Reschiglian Lorenzo
Il problema come al solito, sta nella crisi, non la crisi dei valori, che non frega un cazzo a nessuno, ma bensì la solita, cara e rassicurante crisi economica.
Una sesantina d'anni fa, ad uno così, lo stato coadiuvato dall'esercito, gli avrebbero organizzato un corteo, con tanto di auto scoperta da far passare tra due ali di persone festanti, così da poterlo prendere a fucilate da un edificio, magari per risparmiare qualcosina, lo si poteva prendere a revolverate durante un comizio pubblico, tirando i costi all'osso, lo si poteva avvicinare in un giorno qualunque, con una scusa banale, tipo farsi fare un autografo in mezzo alla folla, per poi sparargli alla schiena.
Tutto bello, bellissimo ma dispendioso.
Ma la crisi è una brutta bestia, tra "spending reviou", brexit, immigrazione, accise, global warming e escort sempre più care, i soldi insomma devono essere "impegnati" la dove servono veramente...
Così, i poveri poteri occulti, tra una bottiglia di Cristal e un soffocotto, frugandosi nelle tasche dei loro pantaloni calati, racimolano quattro spicci da dare all'imbecille di turno che, temperino alla mano, ci toglie la possibilità di godere dell'intelligenza di una brava persona.
Fa niente, tanto ci sono problemi più pressanti da seguire, tipo capire chi saranno i partecipanti al grande fratello vip, la supercoppa, e soprattutto, cosa dirà la D'Urso?
Saluti
Nella vita, si operano scelte,
si fa una scala di priorità mossi
dal buonsenso, poi si butta
tutto nel cesso, si spegne il
cervello e ci si getta anima e
corpo nell'inutilità...
Reschiglian Lorenzo
Negli anni 60/70, in Arabia Saudita, si lavorava per guadagnarsi il khubz, si andava in spiaggia o al ristorante, ci si incontrava per farsi quattro chiacchiere e, come nel resto del mondo civilizzato, si tirava avanti, chi meglio, chi peggio, comunque i giorni iniziavano e finivano, e proprio come in qualunque altro paese civilizzato, la vita scorreva sia per gli uomini che per le donne…
Poi.
Poi, interpretabilissimi “dettami religiosi”, decidono che le donne sono pressoché inutili, buone soltanto per procreare (preferibilmente maschi) e governare casa in attesa che torni l’uomo, uomo che ne può fare ciò che vuole, un po' come un paio di ciabatte, ma con molto meno rispetto.
Che cinquant’anni fa, le donne andassero a scuola o in piscina, al resto del mondo non gliene fregava un cazzo, come non gliene frega un cazzo, adesso che le stesse non possono fare assolutamente niente di più divertente che essere lapidate in piazza.
Ma allora, perché i giornali sono pieni di roboanti articoli che condannano uno stato e una religione al completo?
Rigurgiti umanitari?
Redivive rivendicazioni femministe?
Il Papa che cerca moglie?
Noooneeee!
Tutto sto casino per una partita di calcio.
La supercoppa vattelapesca...
Che poi “supercoppa”, perché la coppa normale era troppo poco? Poi cosa si inventeranno in questa fregola pallonaro/pallonara? L’ipercoppa? L’ultracoppa? La megacoppaesticazzispecchioriflessosenzaritorno?
Che due palle sto schifo di calcio.
Ma torniamo un passo indietro, Supercoppa italiana, quindi un torneo per club’s italiani, giocato da squadre italiane, in Italia…
Perché la finale di questa competizione indigena, deve essere disputata in un altro paese?
Sarà mica solo per quel botto di milioni elargiti dai petrolieri?
No, dai, non è possibile, secondo me, gli avveduti Arabi, che i soldi li hanno anche perché sanno come risparmiarli, consci che prendere quei loro aerei privati, sarebbe stata una scocciatura, oltreché un costo non deducibile, decidono per il bene dell’ambiente di risparmiare carburante e scocciature, comprandosi l’evento, cosicché, con le loro tunicone e gli asciugamani in testa, possano andarselo a gustare utilizzando delle meno assetate limousine, Ferrari, Lamborghini e Fiat, ma queste ultime solo se pagati per farlo…
Quindi, passati i canonici 90 minuti (più recupero), qualcuno si ricorderà dei diritti delle donne? Ci sarà spazio tra le polemiche su chi ha vinto o perso, per parlare di giustizia sociale? Il nuovissimo moviolone mostrerà una slow motion in ultradefinizione 3D, di una donna a viso scoperto che esulta per il solo fatto di essere Donna?
Saluti