domenica 29 dicembre 2019

Ecco il solito post di fine anno...

Io sono responsabile di 
quello che dico, non di 
quello che capisci tu.

                         Massimo Troisi


Le parole sono importanti, urlava esasperato Nanni Moretti in Palombella Rossa; Esasperato più dalle parole stesse, che dall'uso improprio che l'interlocutrice ne faceva.

Le parole sono importanti, credo sia una verità assoluta.

la moderna società ci sta forzatamente obbligando a cambiare idea, spingendoci sul baratro del "tono" col quale, le parole sono pronunciate...
Che follia.
Come se dire ti amo, bisbigliandolo all'orecchio sia diverso che urlarlo dal balcone di casa, non è comunque sempre amore?
Anzi a dirla tutta, preferisco urlarlo dal balcone, dimostrando di non aver paura di esprimere il sentimento, piuttosto che bisbigliarlo, quasi fossi timoroso e insicuro di ciò che dico.
Capiamoci, ovviamente c'è il momento per urlare e quello per bisbigliare, ma se seguite i miei scritti, sapete cosa intendo.
Ma torniamo ai toni, i media sono soliti puntare sui titoloni ad effetto, poche parole mirate a solleticare la curiosità, portandoci a occuparci di notiziuccole senza senso, utili solo a spostare l'attenzione da quelli che dovrebbero essere le cose importanti.
Dovrebbero.
Il condizionale è d'obbligo, visto il graduale impoverimento cerebrale che l'umanità sta subendo.
Oggi il popolo mediatico, occupato com'è a farsi selfie, utilizzando smartphone che potrebbero far funzionare uno shuttle, poco è interessato a ciò che accade nel mondo, a meno che, non arrivi tramite notifica sul telefono stesso, poi, senza nemmeno leggere l'articolo e tramite l'applicazione, si genera un commento sagace e poco importa se non ha nulla a che vedere con la notizia in questione, l'importante è esserci, fare numero, avere like e per avere like, ti do il mio like, l'equivalente "tecnologico" del buon caro vecchio, voto di scambio...
le parole sono importanti?
Forse, ma lo sono di più le inflessioni, gli accenti, le sottolineature che la voce, quando sapientemente ammaestrata, sa conferire alle parole che produce.
In questi tempi social, non è quasi più importante cosa si dice, ma come lo si dice, ok ok, non è una novità, già quell'imbecille di Hitler aveva capito l'arte di salmodiare le folle, ma vorrei dire che 70/80 anni fa, il popolo sapeva solo quello che gli veniva detto, oggi la globalizzazione ci può aprire ogni confine e, volendolo fare, ci possiamo riempire di qualunque conoscenza mondialmente disponibile, quindi dovremmo essere moooolto più intelligenti, e con questo essere meno inclini all'ammorbamento tipico delle dittature.
Dovremmo.
Altro condizionale d'obbligo, visto che in realtà, proprio grazie ai social, una "nuova" generazione di politici, blatera inutilmente e come lo fa? Utilizzando paroloni altisonanti, con toni ammiccanti e inflessioni confortanti, riuscendo a farci digerire merdate razzistiche e razziali, ci rimpinzano come oche all'ingrasso, di proponimenti paradisiaci e mentre noi sorridiamo goduti, loro ci spennano fino a strapparci la pelle.
L'imperativo è: Esserci, apparire, farsi vedere, fare numero, muovere le masse, allargare il gregge...
Accarezzare l'agnello mentre lo si uccide.

Le parole sono importanti.
Per me si, lo sono sempre state e sempre lo saranno, non ho paura di dire quello che penso e meno ancora, di pensare a quel che dico, ascoltando tutti ma, col cervello acceso, senza farmi rabbonire da toni confortanti o inflessioni amichevoli, io ascolto le parole e se queste hanno un senso, una utilità, preferisco e sempre preferirò, un sincero, magari urlato vaffanculo, piuttosto che un ti amo falso e bisbigliato.

Saluti

P.s, vi siete accorti che il titolo del post, non c'entra niente col post stesso?