domenica 31 dicembre 2023

Ventitré o ventiquattro?

Ma dove andate, povere foglie gialle,
come tante farfalle spensierate?
Venite da lontano o da vicino?
Da un bosco o da un giardino?
E non sentite la malinconia,
del vento stesso che vi porta via?
                                         Trilussa


La rappresentazione classica del cambio di anno è: 
Un baldanzoso, biondissimo neonato che, senza nemmeno un cenno di saluto, prende il posto di un vecchio, grigio e logoro, piegato dalle ingiurie del tempo che ha subito.
Beh è un'immagine che non mi è mai piaciuta, perché l'anno "nuovo", per me non è la prima pagina di un libro mai aperto, ma l'ennesimo capitolo di quell'immenso racconto che è lo scorrere del tempo.
Magari non fosse così, magari fosse davvero un nuovo inizio, tutti i torti non solamente appianati, ma totalmente cancellati, i dolori, il malessere, i guai e tutto ciò che di negativo c'era nel "vecchio anno", sparito come se mai fosse esistito, ora a mezzanotte e poco più, tutto nuovo, una pagina intonsa e una penna carica del miglior inchiostro, liberi di inseguire i proponimenti gridati, pochi istanti prima, alla schiena del 2023...
Ma forse questa è solo la mia visione, quella di un cinquantenne (e più), disilluso, stanco e ammaccato, che fatica sempre di più nella sua (mia) logica da inguaribile ottimista.
Ottimismo sempre più costoso, faticoso ed edulcorato dallo spietato realismo che, la vita cerca, anche violentemente di inculcarci.
La vita, basta guardarsi in giro, tra i media, la vita sembra proprio che valga poco, che costi meno di un proiettile o di una michetta, troppo facilmente e troppe volte viene barattata per pochi spicci, per un cero di qualsivoglia religione, svenduta per faide perse nella memoria dei morti, questa vita, che è l'unica cosa che abbiamo, che è l'unica cosa che è veramente nostra e che, invece, buttiamo via seguendo mode assurde, necessità subliminali e bisogni pubblicitari, tutti a inseguire il sogno di Warhol, che se fosse vivo ora, probabilmente si darebbe all'ascetismo, altro che i fottuti 15 minuti di notorietà.
Sto divagando, sapete l'età, i troppi ricordi, sempre meno persone con le quali parlare veramente, faccia a faccia, non pigiando tasti nascosti da asettici schermi che mi negano il sentimento dello sguardo e l'ondivago tono delle parole...
Diventerò un orso brontolone, andrò in letargo tra le cadenti foglie di ottobre per risvegliarmi, solleticato dal profumo dei fiori di marzo, un anno più vecchio, con meno parole da dire, meno voglia di ascoltare, meno ricordi e una sempre più lunga lista di rimpianti.
Ecchecazz, non voglio chiudere l'anno con questa tristezza, dopo tutto ci sono stati dei gran bei momenti, attimi di pura felicità e amici che riempiono i polmoni di risate, quindi, anche se "numericamente", il brutto batte pesantemente il bello, io da malato di ottimismo quale voglio rimanere, non posso far altro che, alzare lo sguardo oltre la linea dell'orizzonte, cercando di capire cosa c'è appena più in là, per capire, per anticipare quel che verrà, foss'altro per prepararmi, o ad abbracciare un buon momento da condividere o per far da scudo ai miei cari all'ennesima mala bordata.
Va bene dai, il vecchio 2023 claudicando se ne va, mentre quello sbruffone del 2024, ignaro di ciò che lo aspetta, arriva carico di propositi che, in gran parte, tali resteranno, chissà, se tutto andrà bene tra 366 giorni saremo qui, di nuovo, a tirar i conti dell'anno appena trascorso, che tutto sommato non è una aspettativa da poco...

Buon 2024 a tutti.