domenica 27 aprile 2025

Amico

Quanto tempo ci vuole, 
per definire una persona, 
quanto per dirsi amici?
                   Lorenzo Reschiglian

Si  può conoscere qualcuno da decenni, senza  che si vada mai  oltre una normale conoscenza, con  altri invece in pochi giorni si  può  entrare così profondamente in sintonia, da  pensare di conoscerlo  da  sempre e, di  conseguenza, sentirlo  come una parte importante per se stessi, quindi un amico. 
Ci sono persone che conosco da quarant'anni e siamo poco più che conoscenti, delle quali non so praticamente nulla, che ci si saluta, incontrandosi, più per blanda  educazione, che per un vero piacere discorsivo, forse perché non c'è mai stato un vero motivo per approfondire la conoscenza, vuoi per delle insanabili differenze caratteriali o culturali, vuoi perché, da subito o nel tempo, qualcuno proprio mi stava o mi sta sulle palle, raro, non impossibile.
Poi, ci sono amici, che non necessitano di fruizione, di coinvolgimento o di interessi comuni, ci sono amici, che vanno oltre il normale concetto dietro la parola "amico".
Sono quelle persone che, per un motivo o per l'altro, per affinità o follia, sono parte di me, del mio collettivo mentale, del patrimonio umorale che scandisce il mio tempo, Amici oltre il tempo e le misure che cercano di dargli un senso, Amici che non devi sentire a intervalli regolari per perdersi in inutili ciance, Amici che sono Amici, perché di meno non potrebbe essere, Amici perché la vita, in fondo, va oltre.
Luca.
Luca non c'è più.
Non mi è facile parlarne, perché, non lo so perché, non voglio banalizzare una vita con frasi di convenienza, non voglio esorcizzare la morte parlando di quanto Luca fosse questo o quello, ed era tanto di tutto, no, la vita è una merda e sembra che più sei un pezzo di merda e meno crepi!
E Luca meritava di vivere ancora molto a lungo.
Luca aveva poco più di cinquant'anni, come me, guardo la foto della prima elementare, dove lui non si vede, io so che c'è perché era di fianco a me, ma nella foto non si vede, una caratteristica che non lo abbandonerà mai, esserci, ma senza clamore, senza che ci fosse bisogno di chiedersi se ci fosse, lo percepivi, sempre indaffarato, sempre pronto ad aiutare, nella vita, nelle passioni, nel lavoro, esserci, perché per lui era normale essere così.
Ci siamo persi, di quel perdersi che è la vita, di quel non vedersi per anni, anni che, non realmente trascorsi, quando ci si incontrava, si parlava come se ci si fosse visti solo ieri, discutendo di figli che crescono, quando "ieri" eravamo noi solo figli, o quando mi raccontava della sua passione per il tiro con l'arco, e riusciva a non farmi sentire uno sprovveduto idiota, il suo lavoro che, col senno di poi, era dentro di lui da sempre, da quando in classe, da bambini dovevamo disegnare qualcosa e lui, per ricordarsi l'immagine da duplicare, la guardava per qualche secondo, poi sbattendo le palpebre diceva "click", come fosse una macchina fotografica, il futuro era già nei suoi occhi.
Ora quegli occhi sono chiusi, niente più click, ora che non c'è più, ci si rende conto di quanto c'era e di quanto era, anche per chi non lo viveva quotidianamente.
Luca era imponente, ma non è mai stato ingombrante, però il vuoto che lascia è grande, incolmabile e silenzioso.
Infine, proprio perché non voglio banalizzare una vita tutt'altro che banale, non chiuderò il post con fraseggi strappalacrime, so che non li gradiresti, quindi semplicemente, ti saluto.
Ciao Luca.

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