sabato 23 febbraio 2019

Eppoi, una mattina, ti svegli...

La vita, il tempo e tutto
ciò che vi è dentro, un
respiro alla volta...
         Lorenzo Reschiglian

Si corre, si corre in continuazione, si corre anche quando non ce n'è bisogno, si corre perché già si stava correndo e cosi, si continua a correre.
Sempre in perenne affanno, sempre in ritardo, in ritardo da cosa non si ha più nemmeno memoria.
Il tempo è il bene e la mancanza allo stesso tempo...
Avessimo almeno una meta, un traguardo, uno scopo da raggiungere, dico oltre la morte, no, corriamo perché tutti corrono, corrono e scorrono in mille scie sfocate, impalpabili e irraggiungibili.
Esopo taci.
Tutto sembra importante, tutto sembra stramaledettamente importante e, ancora più importante è farlo in fretta.
Viviamo in competizione.
Ci serve di più, ancora di più, più grosso, più grande, più importante, più nuovo, più moderno, più di te, più di lui o di chicchessia, basta che sia di più, di più e prima.
Eppoi, una mattina, ti svegli.
Eppoi una mattina ti svegli ed è una mattina come le altre, c'è il sole o forse no, hai dormito bene o forse no, tutto intorno a te è lo stesso, lo stesso o forse no.
O forse si?
Come ieri prepari la colazione, ma spendi un istante in più, mettendo bene le tazze, controllando il caffè nella caffettiera, appoggiando la brioche a formare un sorriso, cercando i gatti per distribuire cibo e coccole, ti stringi nell'abbraccio di tuo figlio, senza la fretta di distaccarsi, dai un bacio in più a tua moglie e poi ancora un altro.
Tutto quasi come ieri.
Tutto quasi come ieri, solo che oggi, oggi, ti piace di più.
Il mondo, il mio mondo, non corre più.
Il mio mondo non ha più bisogno di correre, io, io non sento il bisogno di correre.
E non è l'unica cosa che è cambiata, tutto quello che c'è intorno a me è cambiato, tutto è cambiato perché tutto è rimasto assolutamente quello che già era, ma io, io lo vivo diversamente.
Le mie necessità sono diverse, come diverse sono le percezioni ad esse legate.
Mi piace respirare, sentendo e gustando l'aria, espirando lentamente, come a salutare un amico che parte, cercando di dilatare il tempo, espandendo i polmoni.
Mi piacciono quegli istanti di non curanza, dove le lancette sembrano invertire il passo, dove il tempo non si ferma, ma, ma un secondo sembra durare di più, di più ed è un regalo alla vita, perché quel secondo è solo mio, solo mio ed è un secondo che sento di aver vissuto, vissuto perché l'ho sentito in me.
Eccolo il presente, il dono che ne è sinonimo, la consapevolezza del tempo, non quello che scorre, ma quello che scorro, quello che vivo e sento in me.
Ed ecco che non è più importante occupare il tempo, non è più importante impiegare il tempo o evitare di perdere tempo, ma lo è sentire il tempo, sentirsi parte del tempo, del proprio tempo; smettere di essere vinti alla rincorsa del tempo, ma padroni di se stessi al suo interno.
Rallentare.
Fino a fermarsi.
Respirare.
Piano.
Il mondo corre se noi corriamo, ma è fermo se noi ci fermiamo.
La routine non necessariamente significa noia.
Amo.
Amo il tempo.
Amo alzarmi presto, non per correre, ma per avere il tempo di fare le cose col giusto tempo.
Preparare la colazione o riempire una lavastoviglie, diventano noiosa routine se noi diventiamo degli automi senza sentimenti e agli automi, non importa lo scorrere del tempo, perché non hanno sentimenti.
Io vivo di sentimenti, di emozioni e di necessità ed è per questo che ho deciso di camminare a fianco del mio tempo, sentendolo in me e avendone cura, perché il tempo non ha limiti, ma il mio tempo, la mia vita si e ogni istante è unico, unico e perderlo significa perdere un po' di se stessi e perdere se stessi, significa perdere l'unica cosa che abbiamo veramente.

Saluti.

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