lunedì 10 marzo 2014

Buchi nel cuore

Sono arrivato più volte a d'un passo 
dall'odiarla, e innumerevoli le volte 
che mi ha fatto incazzare, ma inutile 
discutere con lei, inutile sgridarla,
arrabbiarsi o punirla.
Adesso non c'è più.
                                           Lorenzo Reschiglian

Ti ho odiato di quell'odio che è figlio di un grande amore, ma i cani sono lo specchio dei loro padroni, quindi non so quale aspetto del mio carattere avevi assorbito, non so perché eri così perfettamente diversa da me, tu così indipendente e per niente abitudinaria, tu tanto schiva e diffidente da abbaiare alla tua stessa ombra, ma così profondamente affettuosa da strappare lacrime, tanto chioccia e mamma da "adottare" mio figlio e da lasciarti "trattare" come solo un bimbo sa fare, senza che tu battessi ciglio, anzi, guai a chi si avvicinava al "tuo" cucciolo, doveva tremare chi non era della famiglia, del tuo branco, tu così piccola da far tenerezza, ma pronta a donare la vita per difenderci...
Forse eri completamente folle, quella lucida follia che nasce dall'amore incondizionato...
Così amano gli animali, incondizionatamente, o tutto o niente, non hanno le mezze misure, sei loro o sei un nemico, niente falsità...
Fosse così con gli esseri umani...
Vorrei dire che è morta serenamente, ma no, non era da lei, così mentre si spegneva la accarezzavo, piano, contando i suoi respiri che rallentavano, la mia mente vagava nei ricordi di questi ultimi mesi, del suo camminare sempre più lento, di quelle soste con gli occhi persi nel vuoto che la stava ingoiando, anche i cani soffrono di demenza senile, non lo sapevo, ancora un respiro, un altro, ho negli occhi le immagini dell'arrivo di Adriano neonato con lei pazza di gioia che lo deve annusare, un altro respiro, l'infinita tenerezza del suo avvicinarsi a quel batuffolo d'uomo, un altro respiro, lo annusa poi ci guarda, come a dire: Tranquilli, ci penso io, un altro respiro sottile, ho la mano appoggiata al suo fianco, non so se sa che ci sono, mi guarda ma lei vede altrove, la mia mano è ferma, il suo torace è fermo, il suo sguardo è vuoto, piango...
Arriva Odette: Lorenzo ci sei? Chiede...
Rispondo: Io si...
Lei si mette in ginocchio vicino a me, piange...
Decidiamo di portarla su dai nonni, Odette va a prendere una delle sue coperte preferite, la accoccoliamo così come piaceva a lei, avrà un lungo sonno da fare, quindi deve stare comoda, quando arrivo su è già tutto pronto, ora sta bene è in giardino riparata all'ombra di un melo...

Ciao piccola Pulce, la tua difficile vita terrena è finita, ora hai un sacco di nuvole su cui fare pipì...

Saluti

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