venerdì 17 gennaio 2014

Chi va e chi resta.

L'amicizia non si vede nel 
momento del bisogno, la
vera amicizia si respira in
ogni singolo istante.
                                    Lorenzo Reschiglian

Sapete cos'è la "familiarità" quando si parla di malattie?
E' un modo più semplice per spiegare cos'è e come, per sommi capi, funziona la genetica...
Facciamo un esempio, se il nostro bisbis nonno, il bis nonno, il nonno e nostro papà, hanno sofferto di diabete, probabilmente, molto probabilmente, anche noi soffriremo dello stesso problema...
Questo discorso non è certo al 100 per cento, perché le variabili sono pressoché infinite, ma se tutte le mogli degli esempi qua sopra, sono state fedeli e quindi ogni figlio è un discendente diretto del proprio padre, allora le variabili si assottigliano notevolmente...
Quanto detto finora vale per qualunque malattia, qualunque...
Anche quelle brutte.
Non che ci siano malattie belle, ma ce ne sono che si curano e altre che ci seppelliscono...
Ma sapete che c'è?
Il problema non è morire per una o l'altra malattia, semplificando il discorso, si può lottare fino allo stremo, fino all'ultimo respiro, ma una volta esalato quell'ultimo respiro, il problema è risolto, il triste mietitore fa roteare la sua falce e un'altra anima è libera di vagare per le infinite strade dell'essenza, il problema è un altro, il problema è per chi rimane, per quelli che da quel momento in poi, dovranno fare i conti con la mancanza, col dolore i ricordi e spesso, con i rimorsi...
Ci sono ferite che non si rimarginano, ci sono sentimenti che non ritornano, voci che si perdono nei ricordi e ricordi che sbiadiscono nei nostri pensieri, solo il dolore rimane lì, presente e costante a ricordarci tutti gli sbagli che abbiamo fatto, tutte le parole che non abbiamo ascoltato, tutti gli abbracci che abbiamo mancato...
Tutto.
La morte non fa sconti e gli interessi li paghiamo in dolore sonante...
Dopo si è soli, per quanti attestati di stima si possano ricevere, per quante sentite condoglianze si ascoltino, anche se si stringono centinaia di addolorate mani, poi si è da soli...
E' normale, rimanere soli, dopo tutto cosa ci vorremmo aspettare che qualcuno venga a trovarci chiedendoci come stiamo dopo il lutto?
Impensabile, la morte fa ancora paura, troppa paura e l'essere umano, al pari di qualunque altro animale, scappa da tutto quello che in un modo o nell'altro lo spaventa o ne mette a rischio l'esistenza...
Forse dovremmo cominciare a pensare a qualcosa di diverso, forse si potrebbe provare a cambiare punto di vista, provare a guardare nel buio delle nostre spaventate anime e cercare di far entrare un po di luce, provare ad allungare la mano verso chi soffre, senza fare chissà cosa, un abbraccio, la presenza, la confortante certezza di non essere abbandonati nel proprio dolore...
Si può fare, non è poi così difficile, anzi è liberatorio.
Fateci piangere, lasciateci piangere, aiutateci a piangere, lasciamo che le lacrime si portino via i pensieri...

Saluti

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