mercoledì 8 gennaio 2014

Nemmeno 34 euro...

La gente confonde quello che
legge nei quotidiani con le notizie.
                                      Abbott Joseph Liebling



La vita non ha prezzo.
Questa frase adesso possiamo buttarla via, possiamo buttarla nel cesto delle frasi fatte desuete...
Adesso la vita un prezzo ce l'ha, sono i 34 euro, anzi i nemmeno 34 euro del titolo di questo post...
Perché nemmeno 34 euro?
Beh ne parlano tutti i quotidiani e i telegiornali, l'avrete sentita anche voi la notizia dei tre morti ammazzati a Caselle, ben, i tre morti hanno valso all'assassino un bottino di 100 euro, dividete per tre come ho fatto io e il risultato è quanto vale la vita di una persona, nemmeno 34 euro...
Mi sembra un po pochino, non vi pare?
Ma di tutta la faccenda, questo non è il lato che mi fa arrabbiare di più, tanto per come funziona l'Italia, l'assassino finirà, forse, in galera, ma il nostro malato sistema giudiziario, come al solito, si perderà in corsi e ricorsi, in perizie e contro perizie, come al solito l'avvocato di turno riuscirà a far trovare mille scappatoie per il proprio assistito, così tra una semi infermità mentale, il bisogno, l'infanzia infelice e degli orchi come genitori, l'assassino se la caverà con poco o poco di più, quindi me ne frego, spero solo che, prima o poi, faccia una fine peggiore delle sue vittime...
Ma come dicevo, non è questa la cosa che più mi fa schifo di questa orrenda storia, no, quello che veramente mi porta al mal di stomaco, non arriva dalla grettezza, dalla povera ignoranza, dall'inutile vita dell'assassino, no, arriva dalla patinata "intelligenza" dei mass media, la rabbia mi arriva da tutti quei "professionisti" della notizia, che senza il benché minimo straccio di prova o fatto, hanno spalato vagonate di sospetti sul figlio delle vittime e alle persone a lui legate.
Sospetti mai esplicitati direttamente, nessuna accusa precisa, solo una lunga e interminabile serie di congetture e sapienti sottolineature sulla personalità, sulla situazione, sul come si è mosso appena prima e successivamente al delitto, quella spasmodica ricerca di segni di cedimento, quell'incensante seguirlo e pungolarlo, quella vigliacca interpretazione di ogni sua parola o espressione facciale, tutto, i giornalisti hanno fatto di tutto per beccarlo in fallo, tutto e ancor di più, fino alla malsana invenzione di qualsivoglia notizia...
Che merde.
E adesso c'è il reo confesso...
Quasi sono dispiaciuti, senza quasi e sapete perché?
Semplice, un reo confesso, anche se squallido e merdaceo come l'assassino, fa poca notizia e, soprattutto, la notizia ha una scadenza breve, a chi volete che gliene freghi qualcosa di come o dove finirà l'assassino, ma volete mettere quanto si poteva scrivere, ipotizzare e inventare nell'attesa che il figlio cedesse e confessasse? Ne avete idea?
Si potevano scrivere tonnellate di merda per un periodo lungo, lunghissimo!
Ma no cazzo!
No, niente, addio sogni di gloria, addio a centinaia di copie vendute, addio perché quella merdaccia mi va a confessare rovinandomi tutti i piani!
Non ci sono più i delinquenti di una volta, sto idiota, bastava che se ne stesse buono buono, tutte le attenzioni erano sull'unico vero e remunerativo assassino, cazzo stattene zitto! No, un poliziotto lo ferma per chiedergli che ore sono e lui, BAM! Spiattella tutto per filo e per segno...
Che coglione!

Inutile dire che, per l'ennesima volta, i giornallettai hanno perso l'occasione buona per tornare a fare quello che il loro ordine deontologico ha come statuto primario, cioè fornire notizie, pulite, super partes, approfondite e magari magari, vere...
Magari vere... Magari...

Saluti

Nessun commento:

Posta un commento