venerdì 22 febbraio 2013

Strappatemi il cuore...

I figli so piezz è core...
                              Alfonso Brescia

Mattinata impegnativa, un sacco di cose da fare e pochissimo tempo per farle, come se non bastasse, l'imperizia altrui e l'anche altrui scarsa serietà, peggiorano la già precaria situazione...

Cronaca di una mattinata stralunata...

Prima i lati positivi.
Il lavoro, contrariamente al resto del mondo, non mi lamento, una ritrovata voglia e alcune buone novità mi fanno passare liete le ore di lavoro, i risultati sono alterni ma non posso certo disprezzare i risultati, inoltre ho conosciuto nuove persone, persone con cui ho deciso di collaborare, persone che hanno ben presente come si lavora e che lavora con coscienzioso criterio, persone che mi piacciono proprio, come si dice? Se son rose...

Poi i lati negativi, o meglio, la realtà della vita...
Il piccolo è malato, una bronchite "sfuggita" di mano si è evoluta in un inizio di polmonite, tranquilli, niente di preoccupante, prova ne è il fatto che il piccolo sembra tutto tranne che ammalato, mangia, gioca fa e disfa tanto quanto era "sano", è questo il motivo per cui la malattia ci è passata sotto il naso, solo una febbriciattola salterina ci ha messo sul chi va la, cosi dopo una prima visita, invero angosciante perché anche se siamo nel ventunesimo secolo, quando ci si sente dire parole tipo polmonite, il nostro cervello entra in modalità "ancestrale", da li partono confusi ricordi di mortali epidemie o di superstiti devastati dai postumi della malattia...
Ripeto, angosciante...
Comunque, cerco di riportare il cervello nella modalità mondo reale, anche perché la pediatra mi sta parlando, vedo che mi sta parlando, ma io non sono ancora "in linea", è il pupo che mi riporta alla realtà abbracciandomi, lo guardo, sento la sua vocina dire: In braccio...
Lo prendo in braccio, adesso sento la dottoressa che parla, mi scuso e chiedo di ripetere quello che stava dicendo, lo fa, è tranquilla e rassicurante, mi spiega come somministrare la terapia e ci da appuntamento per stamattina...
Ed eccoci a stamattina...
La mattina inizia così così, perché quando ci sono tante cose da fare, basta un niente per scombussolare anche il programma meglio organizzato, e quando di mezzo c'è un bambino, non esistono programmi perfettamente organizzati, così vuoi per quel che vuoi, ci troviamo trafelati a correre per prepararci, vestirci, uscire di casa, trovare parcheggio per infine, arrivare dalla pediatra due minuti prima dell'appuntamento...
Inutilmente...
La dottoressa è in ritardo e non arriva che mezz'ora dopo...
Fa niente, la subitanea incazzatura si risolverà stando tranquillamente seduto ad attendere...
Arriva.
Dopo qualche minuto ci chiama, entriamo, convenevoli, anamnesi dei giorni di cura appena trascorsi, poi visita il pupo...
Mmmmm...
Mmmmm...
Dice: Beh, non è peggiorato, ma non è nemmeno migliorato...
E quindi?
Quindi, dobbiamo fare le iniezioni...
Ok, dico un pò imbambolato...
La prima la facciamo subito, dice lei tranquilla...
Ok, dico un pò imbambolato...
Si fanno così, dice lei operosa come un ape...
Ok, dico un pò imbambolato...
Ecco, lo tenga per le mani, dice lei tranquilla...
Ok, dico un pò imbambolato...
Fatto, dice lei mentre il piccolo grida disperato...
Ok, dico terrorizzato delle grida...
Lo prendo in braccio, piange, mi stringe tanto da farmi male, è forte il mio piccoletto, lo coccolo, lo consumo di coccole, le sue lacrime mi bagnano la faccia, lo accarezzo, comincia a calmarsi, gli dico le stupidate per farlo ridere, abbozza qualche sorriso, ma non molla di un millimetro la presa, ce ne andiamo, arriviamo alla macchina, per fortuna la memoria dei bimbi dura poco, ma faccio fatica a metterlo nel suo sedile, andiamo verso casa dei nonni, io sono in straritardo per i miei appuntamenti, arriviamo, scarico la macchina dalle cose di Odette, poi sgancio lui...
Non andare via, dice...
Gli spiego che devo andare a lavorare, ma che torno indietro per la pappa, sembra capire, mi abbraccia e vuole tre bacetti, gliene do venti o trenta, non lo so, poi lo metto in braccio a Odette, mi saluta, faccio per risalire in macchina, si incamminano, lo saluto con la mano, ricambia ma vedo che sta per rimettersi a piangere, gli sorrido mandandole un bacio, lui allunga la manina quasi volesse prenderlo, una smorfia di dolore, poi appena prima di girare l'angolo mi dice:
Ti voglio bene papà...
Grosse lacrime scorrono sul viso mentre il corpo è scosso da profondi singhiozzi, ma stavolta sono io...
Essere genitori, a volte è così, splendidamente doloroso...
L'amore genitoriale sa diventare devastante, ma è irrinunciabile...
Saluti

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