mercoledì 24 aprile 2013

Social killer, quando Dexter Morgan parla in codice binario...

È un mondo della morte − un tempo si 
nasceva vivi e a poco a poco si moriva. 
Ora si nasce morti − alcuni riescono a 
diventare a poco a poco vivi.
                                             Roberto Bazlen


Facebook uccide. 
Facebook ci uccide e lo fa sistematicamente, Facebook é il più freddo, efficiente e spietato killer mai esistito al mondo...
Ma é un killer diverso da qualunque altro, perché uccide é vero e lo fa su commissione, fin qui tutto "normale", volendo dire é pure normale sapere che le vittime siamo noi, ma quello che rende Facebook un killer diverso dagli altri é che noi non siamo "solamente" le sue vittime, noi siamo anche i mandanti...
Una sorta di "suicidio assistito"...
Come altro si potrebbe definire, se non suicidio assistito?
Il "contratto" lo stipuliamo quando ci registriamo, registrazione che quasi sempre si effettua con l'insana motivazione di "cercare" amicizie perdute o persone che non si vedono da anni e anni, non pensiamo mai che se una persona non ci contatta da 10 o 20 anni è magari perché proprio non gliene frega nulla di noi, no, registriamoci su Facebook, sono tutti li che aspettano la nostra richiesta di amicizia...
Ma fatemi il piacere!
Comunque, ci registriamo e cominciamo a cercare tutti gli amici "perduti", quasi subito ci rendiamo conto che il nome di quel tizio, quello buffo che faceva sempre battute, proprio non ci viene in mente e com'è che faceva di cognome il Mario? Massì quello che stava seduto vicino a coso, si coso quello con il ciuffo bianco...
Vabbè, gli amici li cerco dopo, adesso inserisco quello che mi piace, la musica che ascolto, i films che mi hanno emozionato, le serie che seguo, quello che, quel'altro che, ecc, ecc...
Così, piano piano il killer comincia a conoscerci e va ben oltre una conoscenza occasionale, sa tutto di noi, legge sia quello che scriviamo, sia cosa ci arriva di risposta, sa quando ci siamo e quando no, con chi ci vediamo e chi vuole vederci...
Piano piano si insatura una simbiosi seconda solo ai rapporti famigliari, il killer ci coccola, facendoci arrivare solo pubblicità "mirate" e allineate al "mi piace" che quotidianamente clicchiamo...
Eppoi...
Eppoi, ci uccide...
Ci uccide lentamente, per quanto inesorabilmente, ci uccide relegandoci sempre più spesso e per periodi sempre più lunghi, davanti allo schermo del PC  la vita di relazione diminuisce, sostituita dalla fasulla vita virtuale, piano piano, senza che nemmeno ce ne si accorge, ci troviamo a passare ogni momento possibile davanti al computer, anche i rapporti con le persone reali cambiano, non si parla molto e le terminologie si adeguano al nuovo standard, il "ci vediamo stasera" viene sostituito dal "ti mando un poke" o "ci becchiamo in chat"...
La fisicità si perde completamente e quando non siamo protetti dal monitor, diventiamo freddi, distaccati e impacciati, ci sentiamo bene e a nostro agio solo quando la tastiera diventa una nostra propaggine e lo schermo la nostra faccia...

Il social killer ha adempiuto al suo dovere, ha onorato il contratto...

Saluti

1 commento:

  1. Bella metafora, ma non sono del tutto d'accordo. Passai un tempo in cui nella notte avevo solo la lucina del social network a darmi fiato per combattere di giorno contro i mulini a vento. Il suicidio assistito lo vivevo nella vita cosiddetta reale. Ma sarà perchè, come te, non mi sono mai nascosto usando i social network come parafulmine alle mie angosce. E' sempre e solo stato cazzeggio, perdita di tempo, godimento. In ogni caso, per quanto mi riguarda, passo più tempo a leggere e a guardare film. Ma tempo, come sai, ne ho tanto.

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