mercoledì 12 settembre 2012

Distacchi, inevitabili.

Traguardo.
Erroneamente ci si affanna
furiosamente per arrivarci,
ma fortunato è chi capisce
quanto sia più importante la
strada che si percorre per 
raggiungerlo...
                                        Lorenzo Reschiglian

Prima o poi doveva accadere, un antico adagio recita: Tutto è destinato a finire e tutto finirà...
Lo sapevo e credevo di esserci preparato, credevo, ma non è così, sapevo che sarebbe successo, praticamente ho passato tutto agosto e questi giorni di settembre nell'attesa, ero quasi riuscito a non pensarci, ma i giorni passano inesorabilmente e stamattina, quando è suonata la sveglia, io ero già sveglio...
E non ero l'unico...
Un bimbetto scalpicciante vaga per la camera da letto...

Adriano va all'asilo...

Ok, sono più in fibrillazione io di lui e Odette sembra quasi indifferente, sembra, ma non lo è, ma qualcuno con la testa sulle spalle serve, ed è lei...
Quando ci alziamo è già tardi, almeno per i miei gusti, ma mettere fretta al pupo non serve, per colazione si spazzola via una pesca, un toast al prosciutto e un succo di mela, penso voglia stare leggero per essere operativo subito, furbo il piccoletto, finita la colazione ci vestiamo tutti, siamo in ritardissimo, voliamo fuori alla velocità della luce, saltiamo in macchina e ci avviamo alla volta dell'asilo, siamo in straritardissimo, sorpasso tutto il sorpassabile e quando vedo il semaforo rosso, lo brucio senza neanche rallentare, siamo in ultramegaritardissimissimo, faccio le ultime due curve su due ruote e mi fermo in una nuvola di fumo davanti al cancello...
Chiuso...
Ma pork!
Andiamo a parcheggiare quello che resta dell'auto e sotto lo sguardo da "te l'avevo detto" di Odette, ci incamminiamo...
Adesso l'asilo è aperto, bimbetti urlanti sciamano qua e la aggrappati a smarriti genitori, c'è vita, molta molta vita, la sensazione è bella e si respira un'aria di gioia, ben presto però la cosa inevitabilmente cambierà, perché per i bimbi più piccoli è il primo giorno e tra qualche minuto verranno, per la prima volta, "abbandonati" nelle mani di "estranei"...
Mi preparo mentalmente al distacco, so che durerà poche ore e che è normale, ma sapere il mio pupetto "via" da casa, mi fa un certo effetto, mi aspetto lacrime, pianti e scene alla Mario Merola...
Ed effettivamente è così, qualche genitore un pò più frettoloso se ne sta già andando e nella scuola si comincia a diffondere il panico, bimbi con occhi sgranati e lacrimanti si guardano in giro alla disperata ricerca dei propri genitori, una bimba piange disperatamente aggrappata a sua mamma, panico e confusione, in mezzo a tutto questo manicomio cerco il piccolo, devo sincerarmi che stia bene probabilmente è spaventato da tutta questa confusione, probabilmente è nascosto da qualche parte angosciato e atterrito, probabilmente piange disperato, probabilm...
Sta giocando con un trattore...
E' assolutamente tranquillo...
Mi guarda e sorride...
Mi fa una rabbia...
Ma passa subito, decidiamo che anche noi possiamo andare, chiamo il piccolo, deve soffiarsi il nasino, gli do un fazzoletto di carta e gli metto il pacchetto nella tasca dei pantaloni, lo guardo, ha gli occhi persi in tutte le novità che sta vedendo, gli dico che andiamo e che se ha bisogno di qualcosa, di chiederlo alle maestre, dice: Okkey, poi torni? Io: Certo che torno, tu adesso divertiti e fai il bravo, ok?
Ci "congeda" con due schioccanti baci poi sgambetta via tornando al trattore...
Andiamo via, dobbiamo far passare un paio d'ore prima di tornare a prenderlo, facciamo qualche commissione, andiamo a recuperare il mio scooter dai nonni, poi ci dividiamo, io col motorello vado a recuperare il piccolo e Odette torna a casa per preparare il pranzo...
Sono le undici e un quarto quando entro, c'è una gran confusione, tanti bambini stanno andando via, chi piangendo, e chi raccontando ai genitori quello che ha fatto, mi avvio verso l'aula e mi appoggio alla porta, Adriano è di schiena seduto al tavolo, sta giocando con qualcosa che non vedo, non lo chiamo, cerco di capire, dal suo linguaggio del corpo, come sta, ma è evidente è tranquillo, la maestra lo chiama dicendogli: Guarda chi è arrivato...
Lui, prima guarda lei, poi si gira...
Il sorriso che fa vedendomi, mi fa esplodere il cuore, scende di corsa e si tuffa tra le mie braccia, mi stringe forte e mi da mille bacetti, gli chiedo se vuole andare a casa, dice di si, c'è mamma? Chiede, si che c'è la mamma, adesso saluta tutti che andiamo, scende urlando: Ciao tutti ciao tutti e torna da me...
Torniamo a casa.
Odette non è ancora arrivata, così ritiriamo i panni e cominciamo a preparare la pappa, la mamma arriva e viene letteralmente assalita dalla piccola furia coccolosa...
Mentre lui racconta, vedo dei lucciconi negli occhi di mia moglie, sono belli lì abbracciati che chiacchierano, sembrano due bimbi che decidono quale marachella combinare, torno in casa mentre le lacrime bussano dietro le mie palpebre...
Ok, non so quanto durerà e probabilmente non saranno sempre rose e fiori, ma oggi, il primo giorno d'asilo del piccolo è stato una bella fonte di emozioni...
Sono un papà felice.
Saluti

2 commenti:

  1. ..ed io son davvero contenta che tu sia un papà felice. in questo post bellissimo hai dato voce a tutti quei papà che storicamente vengono definiti forti..ma che poi, come è giusto che sia, si preoccupano dolcemente dei propri figli. in bocca al lupo ad adriano per la nuova carriera scolastica:)

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    1. Ciao Katia, era da un pò che non ti "sentivo", grazie per le belle parole!
      Baci.

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