sabato 29 settembre 2012

E' lo stesso...

Le sale d'attesa degli ospedali 
non indicano prudentemente 
che cosa dobbiamo attenderci.
                                    Carlo Gragnani


Alle volte sono le piccole cose che fanno la differenza, mai come in questi giorni posso dire che è proprio così...
Infatti un piccolissimo ed insignificante "orzaiolo" è due settimane che mi rovina l'esistenza, nessun rimedio "della nonna" dall'olio alla camomilla è servito a nulla, nessun medicinale di "auto medicazione" ha sortito il benché minimo effetto, neanche l'intervento del mio medico è stato risolutorio, non è colpa sua dopotutto è un pneumologo, così alla soglia della disperazione decido di affidarmi al servizio sanitario nazionale...

Cronache da uno strano mondo "La porta, il vuoto e il mago"  (Narnia mi fa una pippa!)

Sono le tre del pomeriggio quando decido di recarmi al pronto soccorso, l'occhio sinistro mi duole e lacrima abbondantemente, non riesco neanche a tenerlo aperto, parcheggiata l'auto entro al DEA, ovviamente devo passare al TRIAGE, ma per fortuna non c'è nessuno in sala d'attesa, bene penso, ma poi noto che non c'è proprio nessuno, neanche nell'ufficio...
Che fare? Cerco di sbirciare dalle veneziane chiuse, ma non si vede nulla, poi noto delle gigantografie con scritto: NON SUONARE IL CAMPANELLO, BUSSARE ALLA PORTA E ATTENDERE, SE IL PERSONALE NON È PRESENTE SUONARE IL CAMPANELLO.
Bene, ma con tutto chiuso come faccio a sapere se il personale c'è, quindi se bussare oppure devo pensare che essendo tutto chiuso il personale non c'è quindi devo suonare?
Sono lì che mi lambicco, quando una flebile vocina dice: Aspetti, sono subito da lei...
Il subito è 15 minuti dopo, strano come l'interpretazione del passare del tempo sia cosi soggettiva, ma tant'è, dall'ufficio chiuso sento un fievolissimo: Prego si accomodi, entro...
Dentro vedo una signora che può avere 4 o 5 cento anni è su una barella, la barella viene spostata da un'infermiera che mi dice: porto la signora in cucina e sono subito da lei, annuisco e mentre sento allontanarsi la barella, faccio passare il tempo leggendo distrattamente le comunicazioni, noto che il menù dell'ospedale per la sera prevede ossobuco in brodo...
"porto la signora in cucina..."
Un leggero brivido mi scuote la schiena...
L'infermiera ritorna, mi fa accomodare e mi chiede cosa c'è...
Io cerco di capire se usa una tastiera Braille o se appoggiato alla sedia c'è un bastone bianco, ma non trovando nemmeno un cane guida capisco due cose, la prima, l'infermiera non è cieca, la seconda, dato che non è cieca, come fa a non vedere il mio occhio pesto, rosso, gonfio e lacrimante?
Decido di non farmi prendere dai dubbi, così rispondo: Ho l'occhio dolorante...
Il destro? Chiede lei...
Mmmm, no il sinistro... Dico io...
A si, cos'è successo? Chiede lei...
Non so, bla bla bla, le racconto quanto successo negli ultimi dieci giorni...
Caaaapisco, dice lei...
C'è un oculista? Chiedo io...
No, ma qualcuno la visiterà, dice lei, poi tutto d'un fiato: Ovviamenteèuncodiceverdeglielodevodireprendaquestofoglioleièilnumero63quandolachiamanosegualalineablu, arrivederci...
Esco, la sala d'attesa è sempre deserta, bene penso, mi chiameranno subito...
Illuso...
Passano una ventina di minuti, quando una voce dice: Chiamata per il numero 66, segua la linea blu...
Ma, non c'è nessuno... Dov'è il numero 66?
Ancora la voce: Chiamata per il numero 67, segua la linea gialla...
67? Ma lasciamo perdere che io sono il 63, però che fine hanno fatto il 64 e il 65?
Mmmmm, i miei pensieri vengono interrotti dalla voce: Chiamata per il numero 63, segua la linea verde...
Tocca a me, Eureka! Ma non dovevo seguire la linea blu? Vabbè andiamo...
Alla fine della linea verde c'è una saletta, all'interno della saletta, di spalle un medico, sulla scrivania il nome del medico con la qualifica, ginecologo...
Sono subito da lei, dice il medico e aggiunge, si spogli, poi si gira, è unticcio e sudaticcio, ha lo sguardo spiritato con le pupille che fanno su e giù incessantemente, da una mano guantata cola del gel, l'altra brandisce uno speculum di titaniche dimensioni...
Dico: Forse c'è un errore...
E' lo stesso, dice lui posando l'enorme attrezzo e levandosi i guanti...
Beh non proprio, dico io...
Lui si siede accavallando le gambe e mi chiede, cosa c'è?
(forse l'illuminazione degli ospedali nasconde le magagne...)
Ho l'occhio dolorante...
Il destro? Chiede lui...
Mmmm, no il sinistro... dico io...
E' lo stesso fa il medico...
Beh non proprio, dico io...
A si, cos'è successo? Chiede lui...
Non so, bla bla bla, gli racconto quanto successo negli ultimi dieci giorni...
Ha usato una mola a disco? Chiede lui...
No, glielo avrei detto, dico io...
E' lo stesso, la gente se ne dimentica, dice lui...
Penso, dimenticarsi di una mola a disco? Lui mi guarda l'occhio e dice: E' arrossato e gonfio...
Perspicace l'amico...
Chiedo: Devo continuare con la cura che ho o me la cambia?
E' lo stesso, dice lui...
Beh non proprio, dico io...
Ma lui non sente, sta scribacchiando qualcosa al computer, poi la stampate lì vicino si mette a glopitare e dopo qualche glop glop, sforna un paio di fogli, il medico li prende, li firma poi passandomene uno dice: Smettadimettereilcolbiocinprendaquestomedicinalenemettaduegoccetrevoltealgiorno, arrivederci...
Ripensando allo speculum e al gel, dico: Arrivederci, magari per un altro motivo...
Lui abbozza un sorriso e dice: E' lo stesso...
Beh non proprio, penso io mentre me ne vado...

Pomeriggio bizzarro, trovo che gli ospedali siano dei posti strani, misteriosi, dove maghi e fattucchiere somministrano pozioni e unguenti più o meno miracolosi, ma forse non è così, forse sono serie strutture dove seri professionisti curano i bisognosi...
In fondo è lo stesso... Forse...
Saluti

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