lunedì 13 agosto 2012

Tartine di felicità...

La felicità è accarezzare un 
cucciolo caldo caldo, è stare 
a letto mentre fuori piove, 
è passeggiare sull'erba a 
piedi nudi, è il singhiozzo 
dopo che è passato.                                 
                                     Charlie Brown

Ma la felicità poi, che cos'è? Forse è solo una condizione mentale, quasi come dire, se vuoi essere felice, sii felice...
Troppo semplice?
Forse si, però è altresì vero che ci sono un sacco di proverbi che la fanno così semplice: La felicità è nelle piccole cose, la felicità è negli occhi di chi sa riconoscerla, la felicità non si cerca è lei che ti trova, e così via di felicità in felicità...
Quindi è facile essere felici, o meglio, facciamo che è facile essere felici se ti accontenti, cosi vuole farci credere la coscienza popolare, ma è sempre giusto "accontentarsi"? 
Anche qui i proverbi ci vengono in aiuto, chi non si è mai sentito dire "chi si accontenta gode"? 
Io potrei farne un mantra, alla stessa stregua de: "Ricordati che c'è chi sta peggio", dando per assunto che sapendo questa cosa, io dovrei stare meglio, "c'è chi sta peggio"... 
A parte che mi sembra assolutamente meschino guardare a chi sta peggio col pensiero: Ben ti sta... Ma comunque, anche ammettendo che c'è chi sta peggio di me, perché dovrebbe consolarmi sapere che è così? Non sarebbe più di sprone guardare a chi sta meglio e cercare di migliorare a mia volta?
No?
No...
Anche perché pure qua un proverbio dice: Chi troppo vuole, nulla stringe... 
E che palle...
Allora cosa dovrei pensare? Che se nasco povero e sfigato, morirò povero e sfigato? Che comunque sia, qualunque sforzo io possa mettere in campo, la mia condizione esulerà da qualunque effetto? Sia in un senso che nell'altro?
Beh, allora posso anche smettere di dannarmi l'anima, tanto se nulla cambierà e nulla cambierò, cosa mi rovino la salute a fare?
Ma allora, la felicità non esiste...
Bah, dai non esageriamo...
Mettiamola così, io penso che la felicità in senso assoluto esiste solo per le menti libere, cioè, per chi non ha bisogno di pensare, per quelli che non hanno il "peso" della quotidianità, tipo gli asceti, i pauperisti e tutti i "saggi delle montagne", menti libere, libere dai pensieri terreni e quindi capaci di sondare, trovare e riconoscere la felicità nella sua essenza primaria...
E per chi è "normale"?
Mi verrebbe da dire: S'attacca!
Che è più o meno vero, però mettiamola in questo modo, come dicevamo poco più su, la felicità è nelle piccole cose, ma dobbiamo essere in grado di vederle e una volta viste, goderne...
Quindi, possiamo essere felici?
Assolutamente Si!!
Anche perché, è vero che l'asceta riconosce l'essenza della felicità, ma poi cosa se ne fa? Se ne sta in una grotta o in cima ad un picco sperduto, capisce che è felice come non è mai stato in vita sua e... 
E non può condividere questa felicità con nessuno...
Poveraccio...
Noi normali, forse non assaporeremo mai l'essenza della felicità, dovremo sempre e comunque accontentarci di una felicità più grezza, meno fine, forse una felicità da discount delle emozioni, però vuoi mettere? 
Saremo grezzi e rozzi e godremo di una felicità grezza e rozza, ma potremmo condividerla con le persone alle quali vogliamo bene, tu invece, fine pensatore ascetico gustati il caviale della tua finissima felicità, tristemente solo, mentre noi ridiamo tutti insieme dividendoci questa nostra felicità pane e salame...
Saluti

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