venerdì 29 aprile 2011

Dov'è il ciuccioooo!!!

Doveri o piaceri?


Non sò datare il mio primo ricordo "cosciente" collocabile in un contesto, le prime cose sono immagini, piccoli flash back che proprio non riesco piazzare in un preciso momento.
I primi ricordi coscienti, sono di lunghe passeggiate in montagna, famiglia al completo con al seguito l'animale di casa, che però non era, ne un cane ne un gatto, bensì un criceto... 
Già un cricetone che "pascolava" tra le frasche seguendoci, la bestiolina amava viaggiare, quando si andava a spasso in macchina, una renault 6 azzurro slavato, il roditore stava sul cruscotto, poi arrivati a destinazione, appunto ci seguiva, ricordo che quando si stancava risaliva la gamba dei pantaloni del mio papà, per farsi depositare in qualche tasca e da lì continuare il giro, una mattina trovammo la gabbia aperta, il vagabondo se l'era svignata, amava proprio viaggiare, non lo rivedemmo mai più... 
Primi ricordi e prime sofferenze.
Forse, anche se avevo più o meno tre anni "immaginai" che il topo fosse morto, ma non c'è una "coscienza" del discorso, cioè sapevo che non lo avrei visto più, ma non avevo il "peso" della mancanza, la prima morte effettivamente "metabolizzata", avvenne qualche anno dopo, quando uno zio venne a mancare, la cosa mi aggredì in modo strano, nel senso che durante la "cerimonia" rimasi piuttosto distaccato, come se la messa, il corteo, la tumulazione, fossero momenti non correlabili alla mia giornata, ero lì perché c'erano mamma e papà non per altro; dopo il rito, si andava tutti insieme al ristorante, e per me, era quello che importava...
Ma fu proprio lì che il "senso" mi arrivò, e fu un disastro, perché capii che non lo avrei più rivisto, che non si sarebbe più andati in montagna a cercar funghi e castagne, non ci sarebbero state più le giornate in baita a mangiare formaggio e pascolare capre, allora capii, il dolore fu improvviso e scioccante, piansi, piansi tanto che mi sembrò un eternità.
Adesso, che di anni ne sono passati un bel pò, non so dirvi se ci fu qualcosa di "educativo" in quella situazione, ho sempre avuto la fortuna di avere due genitori "pazienti", che trovavano sempre il tempo per rispondere alle domande, e io ne facevo a carrettate su tutto... Ma il concetto di morte, come lo spieghi ad un bambino? 
Recenti studi, dicono che ciò che capita nei primi 5 anni di vita, condizionerà, l'intera esistenza.
Quindi? 
Cosa fare? 
Totale sincerità anche se sappiamo che ci condurrà ad uno stillicidio di perché e percome ai quali dovremmo trovar risposta, o scegliere uno distaccato "lassismo" attendendo che siano le istituzioni pubbliche a grattarsi l'impiccio?
Entrambe le opzioni potrebbero non risolvere la questione...
Il mio pupacchiotto ha quasi 23 mesi e già adesso si passano ore a "chiacchierare" spiegando il perché o il percome delle cose, non gli diciamo no senza motivarglielo, e dal canto suo, effettivamente lui si ferma ad ascoltare, non sò dire cosa e quanto capisce di quel che gli viene detto, ma il comportamento che ha e l'interazione che offre, mi piacciono e mi riempie il cuore, guardarlo ogni volta che gli dici qualcosa, partire a razzo affaccendato nel compito assegnatogli, a dirla tutta, anche quando fa l'esatto opposto di quel che gli hai chiesto, mi piace star a vedere ciò che combina...
Non sò tutto questo cosa porterà, non sò se il pupo mi diventerà dottore, commercialista, fabbro o artista, spero, qualunque cosa sia, che riesca a fare quel che gli piace, se in questa sua libera scelta, sarò per lui, un buon ricordo, vorrà dire che ho fatto bene il mio dovere.
Neo genitori, andatevi a leggere un interessante articolo clikkando QUI .                        
Saluti.

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