lunedì 9 luglio 2012

Søren Kierkegaard gongolerebbe, o forse no...

Non c'è nulla che spaventi di più 
l'uomo che prendere coscienza 
dell'immensità di cosa è capace 
di fare e diventare.
                                        Søren Kierkegaard


L'esistenzialismo stretto, quasi estremista alla Heidegger o l'esistenzialismo allargato, quasi sociale alla Kierkegaard?
Boh! E chi può dirlo?
Io di sicuro no, ho letto pochissimo Heidegger e Kierkegaard l'ho conosciuto pochi minuti fa...
Però, uno spunto di riflessione mi si muove già, una piccola idea si affaccia nel mio marasma cranico...

Forse Heidegger no, nel suo modo talebano di intendersi, non lo capirebbe, ma "l'impuro" Kierkegaard si...
Cosa?
L'attuale modo d'essere...
L'attuale modo d'essere uomini...
L'attuale modo d'essere uomini in un mondo allo sfascio...

I filosofi, come già detto, lo chiamano esistenzialismo, forse in tempi più romantici poteva andare bene, ma...
Ma oggi i tempi sono decisamente cambiati, oggi si può o si dovrebbe, parlare di egoismo...
E pure di quello brutto...
Vi stona il concetto? Vedo i soliti secchioni col naso tra le pagine alla spasmodica ricerca di qualcosa d'intelligente da dire...
Adesso il concetto si basa prettamente sul mero egoismo individuale, cioè, sull'innata necessità, tutta tipicamente umana, di prevalere su tutto e tutti...
Eppure, il concetto, di per se è valido, porre l'individualità, cioè la tendenza a credere fortemente nelle proprie capacità è giusto e corroborante, niente a che vedere con l'egoismo imperante di questi anni, egoismo che porta l'uomo, il genere umano, a sfinirsi nella ricerca dei propri, inutili quanto agognati, 15 minuti di gloria...
L'essere, in quanto visione di noi stessi, lascia il posto all'apparire, l'apparire comunque e quantunque, l'apparire come forma del "vorrei ma non sono"...
I secchioni mi guardano con occhi "pallati"...
Li capisco, il secchione è troppo schematico, raggiunge i propri risultati imparando "freddamente e impersonalmente" quello che studia, riportandolo "così come scritto", massimizzando il risultato e minimizzando gli sforzi, quindi non possono assolutamente capire chi usa le proprie capacità mentali in maniera creativa e, Dio non voglia, fantasiosa...
Perché il buon Kierkegaard gongolerebbe?
Perché se fosse tra noi, passerebbe ore e ore seduto su una qualunque panchina cittadina, che blocco notes alla mano, prenderebbe appunti osservando la "varia umanità" circolante...
Chissà a quali conclusioni arriverebbe...
Questo sì che mi incuriosisce...
Saluti

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