venerdì 9 dicembre 2011

Arriva il natale, con il solito dono, la malinconia...

Meglio lasciarsi annegare nel mare 
nero della malinconia che annaspare 
tra le onde di una falsa felicità.
                                          Giovanni Soriano


Sempre più vicina, la data, sempre più lontano, il cuore...
Sono ormai echi lontani, quei giorni dove si sentiva, si toccava il senso dell'attesa, quei lunghi mesi e risparmiare ogni singola lira per fare un regalo in più, quelle lunghe ore con gli occhi pieni di luce e voglia, mentre dalle vetrine scegliamo e sogniamo, l'attenzione nei dettagli, la carta, il fiocco le parole sul biglietto, la paura e il desiderio durante la consegna, la tensione aspettando un sorriso, i muscoli che si sciolgono quando arriva, il peso delle lacrime tornando a casa con un dono rifiutato, crepe sul cuore, aggiustate da cicatrici che irrigidiscono, raffreddano, spengono, uccidono...

Il tempo lenisce i dolori.
Se hai sofferto, il tempo non cambia niente, il dolore resta lì, a volte nascosto, tanto da passare inosservato, altre è tanto presente da masticarti l'anima...
Gocce di ricordi scivolano tra rughe di pensieri, io che compro un disco del "Rondò Veneziano", papà arrabbiato che rompe gli addobbi e la mamma che nasconde le lacrime, io che al buio, metto i pacchi sotto l'albero e spostandomi, faccio cadere tutti i bicchieri dal vassoio...
Giorni di dolcezze vissuti col sangue amaro di rabbia e ribellione, la voglia di scappare "da tutto e tutti" che nasconde il bisogno di nascondersi da se stessi, i sorrisi meschini, la finta gioia, gli auguri sputati, il marcio che consuma il nulla, il nulla che diventa tutto ciò che ti rimane...
Il cuore che batte a vuoto, il sangue che scorre senza scaldare, gli occhi che guardano senza vedere, la vita che passa senza lasciare traccia...
Finalmente il buio...
Buio.
Nero.
Buio.
Freddo.
Urla.
L'acqua.
Il fiume ribolle sotto gli occhi, la voglia di perdesi tra quelle onde, adesso mi lascio andare...
Paura.
Consapevolezza.
Paura.
Di vivere.
Terrore.
Di morire.
Bisogno.
D'amore.
Ritorno a guardare le stelle, tremo, non ho freddo, provo a camminare, un piede davanti all'altro, difficile, devo respirare, non ci riesco, mille pagliuzze negli occhi, sto soffocando, cado, le mani si tagliano, uno schiaffo di dolore, mi strappa un urlo, grido senza fiato, poi, i polmoni si gonfiano d'aria, piango, finalmente piango, il sangue si porta via il nulla, le lacrime tornano a nutrire i sorrisi.
Voglio solo tornare a sentire i sonagli di Rudolph...
Saluti.

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