venerdì 20 gennaio 2012

Antonietta

Abbiamo tutti i nostri momenti di debolezza, 
per fortuna siamo ancora capaci di piangere, 
il pianto spesse volte è una salvezza, ci sono 
circostanze in cui moriremmo se non piangessimo.
                                                           José Saramago                                               

Solo per dirti che ti sono vicino.

La vita balorda, ci obbliga sempre più a correre, correre senza neanche avere il tempo di arrivare dove ci eravamo prefissi di arrivare, che già dobbiamo guardare avanti per "cercarci" un nuovo obbiettivo da raggiungere...
Le amicizie, quelle vere e gli amici, quelli veri, sono pochi, pochissimi, tanto da farli diventare oggetto di enormi sentimenti, la loro compagnia è vitale, diventano le oasi nei nostri deserti pieni di nulla...
Perderli, lascia buchi impossibili da chiudere, ferite insanabili sulle nostre anime precarie.
Lo so, ci sono passato.
Ricordo ancora la prima volta che è successo.
Massimo.
Vitale, divertente e un po matto, quasi inseparabili, lui con una vespetta bordeaux metallizzato, io, con un motorello con un nome impossibile, una vita dentro e fuori dall'ospedale, trasfusioni continue per contrastare l'anemia mediterranea di cui soffriva...
Un mattina entrò in ospedale, non lo vidi più.
Fu la prima volta che piansi per un amico.
Mi ha lasciato un'eredità morale, è pensando a lui e a come si può curare la malattia che lo ha ucciso, i motivi che mi hanno spinto ad "iscrivermi" all'ADMO.
Ma all'epoca ero un ragazzino, la vita corre talmente veloce e ti succedono così tante cose, che non fai tempo e non hai spazio per il "dolore".
Molti anni dopo, la cosa non fu così "semplice"...
Walter.
Il mio meccanico, si ma non solo, l'amico sempre pronto a scherzare? Anche, ma sopra tutto, un uomo davvero eccezionale, è grazie a lui se non sono "finito male", sempre lui mi ha regalato la voglia di continuare, anche se sembra inutile, continuare a vivere.
Eravamo al telefono, lui diceva: Domani se c'è un po di sole, accendiamo la griglia, troviamo un volontario che non soffre il freddo e gli facciamo fare le bistecche, tu porta la torta...
Quel domani di festa, quel domani di bistecche e birra, quel domani per lui non arrivò.
Quando arrivai in un ospedale pieno solo del pianto di sua figlia, una emorragia interna lo aveva già portato via, dovetti telefonare a sua moglie, il ricordo di quelle grida non mi abbandonerà mai.
Non piansi, era il giorno del mio compleanno.
Non piansi, durante i giorni dopo, mentre organizzavo il funerale.
Non piansi, il giorno del funerale e non piansi per molti molti anni a seguire e non tornai mai in quel cimitero.
Poi papà si ammalò, e io avevo bisogno di parlare con qualcuno, tornai da lui, era una giornata calda e piena di sole, lui come al solito era sorridente, mi guardava da quella foto, riuscii a dirgli solo ciao, poi piansi e piansi tutti gli anni che erano passati, piansi senza vergogna e senza voglia di smettere, piansi fino a che gli occhi ne furono capaci, poi mi alzai, lui era ancora lì, sorridente in quella foto, e io stavo un po meglio, un po.

Gli anni passano, e la vita mi ha fatto soffrire ancora, e ancora me ne farà, ma c'è anche tanta gioia ed emozioni da strappare il cuore.
Quindi, non mi importa quante lacrime verserò, perché so che sopra ad ogni lacrima, germoglierà un sorriso.
Saluti.

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