mercoledì 14 settembre 2011

Strada facendo...

Sono un ottimista.
Un inguaribile ottimista.
Sono ottimista patologico...
E dalle patologie, si deve guarire...
Mi farò curare...
                                              Lorenzo Reschiglian

Sapete già che faccio il "rappresentante", cioè, rappresento (propongo) i prodotti di una azienda, presso altre aziende che consumano i detti prodotti...
Spiegato così, sembra semplice, e in un certo senso, è semplice, per esempio, la mia azienda vende carta igienica, io devo, semplicemente, trovare clienti che hanno "il bisogno grosso" da fare...
Semplice no?
Si, vi assicuro di si, è proprio semplice come sembra.
Ma, a volte sembra che tutto giri al contrario.
Oggi, la maschera del "tutto va bene" mi andava stretta.
Eppure, tutto era cominciato bene, dormito tanto, alzato con pupetto super coccoloso, colazione allegra, tutto lasciava presagire una radiosa giornata, anche il sole... Caldo e luminoso...
Esco, quando c'è bel tempo, vado a lavorare con lo scooter, stamattina l'aria e fresca e mi scompiglia i capelli, beh, non è vero, perché è obbligatorio l'uso del casco, e anche non fosse, sono praticamente pelato... Ma mi piace l'idea...
Il sole, il caldo, l'aria fresca i capelli...
Sono ottimista, sarà una bella giornata...
No.
Perché le visite si susseguono infruttuose, entro ed esco, quattro parole, tutte sulla crisi o la manovra, piagnistei, tutti che si lamentano: Io farei, io se fossi, se comandassi io... Bla bla bla, ci vorrebbe la rivoluzione...
La rivoluzione...
Da sganasciarsi dal ridere!!
"la rivoluzione" 
Sarebbe già una rivoluzione se la gente imparasse ad usare il cervello...
Ma non cambiamo discorso...
A quanto pare, sembra che a nessuno scappi il bisogno grosso...
Vago, sempre più sconfortato, un ordine salta fuori, ma non è merito mio, il cliente ha chiamato e io sono andato a "raccogliere" l'ordine... 
La giornata scorre appiccicosa, non combino niente, ho il morale sotto le suole, sono quasi le 19, decido di tornare a casa per buttarmi sulla poltrona e una volta lì, scivolare nel buio dei miei tetri pensieri...
Ma non ci riesco.
Nel senso, riesco ad arrivare a casa, e riesco pure a buttarmi sulla poltrona, ma arriva Odette, per la quale sono un libro aperto scritto a lettere grandi, non dice niente, non ne abbiamo bisogno, mi da un bacio e va in sala, la cena è in tavola, gli ultimi sprazzi neri, vengono spazzati via dalle grida del pupo: Papy, paaapyyyy... Da qualche giorno non siamo più papà e mamma, siamo, vai a capire perché, papy e mamy, ma c'è poi bisogno di un perché?
Papyyyyyyyy!!!!!
Mi alzo e vado in sala, mi siedo, il piccolo ride e mi abbraccia, sono un libro aperto...
Beh, la giornata è stata una schifezza, però è finita, sono a casa.
Saluti. 

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