martedì 4 ottobre 2011

Lacrime di gatto

Prendetemi per sentimentale, 
ma trovo che i nostri amici a quattro zampe, 
ricevano solo una piccola parte 
dell'immenso affetto di cui loro ci ricoprono...
                                                      Lorenzo Reschiglian

Crisco è morto.
Chi era Crisco?
Fino a ieri non lo sapevo neanch'io...
Poi ho visto mia moglie piangere...
Chiedo cosa succede, lei mi guarda con gli occhi pieni di lacrime, e dice: Crisco è morto, era malato, sono stati costretti a sopprimerlo...
Crisco era un gatto, uno di quelli senza pelo, uno dei tanti con una brutta storia alle spalle, perché abbandonato senza tanti riguardi, da gente ignorante e senza cuore...
Una bestiolina che nella sua breve esistenza ha saputo conoscere gli estremi dello stesso sentimento, l'amore, mancante fino al dolore, da una parte, traboccante e vitale dall'altra, già, per sua fortuna dopo l'abbandono ha "trovato" delle persone buone, capaci di fare l'unica cosa possibile con questi nostri amici, amarli, amarli e amarli, così come loro fanno con noi...
Purtroppo la felicità è durata poco, come spesso accade nelle belle storie, quelle vere, non c'è il lieto fine...
Crisco aveva una cardiopatia, una di quelle genetiche, quindi incurabili, ma questo non ha spaventato i suoi nuovi padroni, che hanno deciso di "esserci" e di amarlo fino a quando sarebbe stato possibile...
La morte non spaventa l'amore.
Ma è un giudice implacabile.
Il martello batte, e una famiglia piange.
La consapevolezza di aver fatto il meglio del meglio per accompagnarlo verso l'inevitabile, mitiga solo in parte il dolore...
Noi lo sappiamo bene.
Anni fa, ero a lavorare in un paesello qua vicino, in auto mi sto avvicinando ad un incrocio, le macchine davanti a me fanno strane manovre, quindi pongo più attenzione, arrivato al semaforo, capisco che la causa di tanto trambusto è un gattino fermo in mezzo alla strada, miagola disperato, inchiodo la macchina  e incurante del concerto di clacson e insulti che ne deriva, scendo e mi avvicino al micetto, è piccolo malconcio e zozzo come non ne avevo mai visti prima, mi avvicino convinto che il piccolo approfitterà della mancanza di traffico per scappare via, mi inginocchio, mi guarda, miagola, e il tempo si ferma, si avvicina, mi sale in braccio, è una piuma, si aggrappa con tutte le sue forze, quando l'abbraccio, con lo sguardo sembra dire grazie, no, non è una sensazione, lo sfinimento ha la meglio, s'addormenta mentre io torno alla realtà, tra insulti e minacce risalgo in auto, riparto, direzione clinica veterinaria...
Sono appena stato scelto.
La piccola, in clinica scopro che è una lei, al contrario del suo aspetto minuto, non è una cucciola, inoltre ha metà delle malattie che un gatto può prendere...
Sul libro del suo destino, era già stata scritta l'ultima pagina...
La chiamiamo Ercolina, per l'incrollabile voglia di vivere che dimostrava, la portiamo a casa, c'è il verde del giardino e la calma dei posti un po isolati, starà meglio...
Era una coccola, non c'era posto dove lei non arrivasse, appena ti sedevi, ce l'avevi sulle gambe e vederla sgambettare nel prato era un divertimento, sembrava stesse meglio...
Poi...
Cominciò a mangiare meno, sempre meno, quando non era in braccio, se ne stava sulla poltrona ad aspettare che qualcuno ci si sedesse...
La riportammo in clinica, come già detto, spesso le belle storie non hanno il lieto fine.
Il veterinario ci disse cosa sarebbe stato meglio fare, ma non è facile.
Tornai dalla piccola, la presi in braccio, non sapevo cosa fare, a parole è facile, ma poi...
La guardai, mi guardò, lei capì che non sarei mai stato in grado di decidere, lo fece lei per me, si "sciolse" dall'abbraccio e tornò ad accoccolarsi da dove l'avevo presa, mi guardò ancora, come dire "tranquillo è meglio così", uscii, il veterinario entrò.
Dopo un tempo che mi sembrò eterno, uscivamo dalla clinica, mi sembrava pesantissima, la riportammo a casa.
La seppellimmo in giardino, avvolta in un panno rosa.
Non posso spiegare il dolore che provai, non esistono le parole ne il modo, faceva male, un male cupo e profondo.
Il ricordo di quei momenti mi fa male ancora adesso, ed è giusto così.
Crisco, non ti abbiamo conosciuto, ma capiamo la tua famiglia e gli siamo vicini.
Ciao piccolo e porta un "miao" a Ercolina...

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