venerdì 21 ottobre 2011

Nelle lunghe serate invernali...

Forse il più grande servizio sociale 
che possa essere reso da chiunque 
al paese e all'umanità, è formarsi una famiglia. 
                                                             George Bernard Shaw

Un milione di anni fa, o forse due...
Quando ero piccolo...
Non incominciamo con le facili illazioni, la televisione c'era già...
Dicevo, quando ero piccolo, c'erano dei "riti" per me, assolutamente imprescindibili, la sveglia alle cinque del mattino per salutare mio papà che usciva per andare a lavorare, le interminabili partite a nascondino del sabato, quelle che sapevi quando iniziavano ma non quando e se finivano... Succedeva perché giocavamo in 20 o 25, a volte anche di più, così, una partita durava un'eternità, credetemi un vero spasso... Le passeggiate nei boschi, a volte per i funghi o per le castagne altre solo per il gusto di camminare facendo frusciare le foglie, la pennichella pomeridiana, dalla quale mi svegliavo sempre sudato fradicio, ma con un senso di leggerezza mentale fantastico che però poi ho perso, la merenda guardando Tom e Jerry, le lunghissime pedalate intorno al condominio con la Daniela attaccata dietro, le scorribande a rubar pannocchie o frutta ma anche niente, l'importante era che alla fine si doveva scappare... 
In casa le regole non erano moltissime, cercar di tenere le camere in ordine, lavarsi i denti, non farsi sospendere troppe volte a scuola, fare i compiti, ogni tanto farsi il bagno...
Però, qualche cosa di "obbligatorio" c'era, mangiare quello che cucinava mia mamma anche se spesso non si capiva cos'era, ne scaturiva una specie di lotteria, se non indovinavi eri costretto a mangiare, se  però indovinavi, era lo stesso, tanto quello c'era e quello ti toccava...
Poi, gli orari dei pasti, 12,30 per il pranzo, durante il quale si guardava "il pranzo è servito" e le 19,30 per la cena, accompagnata "dall'almanacco del giorno dopo" le previsioni del tempo, quelle col Colonnello Bernacca e il telegiornale su RAI uno, le serate spesso finivano poco dopo, solo in due occasioni la "nanna" era posticipata, una erano i giochi senza frontiere, quelli commentati da Claudio Lippi, uno spasso le "prove" un divertimento a sé il commento di Lippi, così palesemente di parte...
L'altro motivo che ritardava il "tutti a dormire" erano le serate dei racconti...
Non sapevo bene perché o come erano iniziate, ma sta di fatto, che ogni tanto saltavano fuori, a volte sulla scia di un ricordo o per una situazione vissuta nella giornata... Il ritrovo era la camera dei miei genitori, stavamo tutti sul lettone ad ascoltare, i racconti più divertenti erano quelli della "giovinezza" dei miei, le loro avventure le marachelle combinate da mio papà in compagnia degli amici o di come lui e mamma si fossero incontrati, ma c'erano anche i racconti della guerra, ovviamente non vissuta in prima persona, ma gli episodi famosi quelli passati alla storia, magari per quell'aura di eroico romanticismo o per la cruda violenza, a volte si rideva a crepapelle, altre, rimanevamo tutti seri seri e non volava una mosca...
Mamma e papà, erano bravi a raccontare, l'atmosfera era sempre carica e le ore passavano, ma la verità, la verità l'ho scoperta molto tempo dopo, non era poi così importante quello che veniva raccontato, l'importante era la situazione, il trovarsi tutti lì, insieme... La famiglia era quello, l'idea primaria di unione famigliare, il legame invisibile ma indissolubile che sta alla base dell'idea di famiglia...
Vera vita...
Vi ho detto che l'ho capita molto dopo questa "verità", perché è da quando sono diventato genitore, che ho capito, da quando sto sul lettone con Odette e Adriano e le ore volano leggere e corroboranti, adesso capisco perché ogni tanto veniva la necessità di quelle serate, per il "calore" di casa, perché solo l'amore che unisce la famiglia è capace di far superare le brutture che la vita ci fa affrontare.
Ma fra qualche anno, cosa racconteremo ai nostri figli? O meglio, come glielo racconteremo? Come si potrà interessare un figlio ad ascoltare un racconto, per quanto epico e avventuroso, quando con un click su youtube avranno tutto il mondo come cantastorie?
Cosa dovremo fare per "legare" la famiglia?
Parlare avrà ancora un senso?
Saluti.

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