martedì 25 ottobre 2011

Ricordi di una giovinezza lontana...

Tutte le cose, anche le 
meno interessanti, 
o le più brutte, hanno 
un lato piacevole. 
Bisogna solo volerlo vedere.
                                     Hermann Hesse


Vi sembrerò strano, ma non sono uno che si lamenta, nel senso, di motivi per lamentarmi, ne avrei anche io, ma ho scoperto che non serve a niente lamentarsi...
Tanto le rogne sono le mie, e per quanto, l'unico che può grattarsele sono io...
E quindi...
Tutti i giorni esco a lavorare, con qualunque situazione, sia meteo che umorale...
A volte non è facile...
La pioggia, il vento, il freddo non aiutano e le splendide giornate avute fin settimana scorsa, sono già un pallido ricordo, certo, il mio lavoro, per molti mesi all'anno si può considerare una specie di festa, perché sei all'aperto ti puoi godere il sole e i profumi della bella stagione, questi che sono pregi, quando diluvia o nevica, evidentemente diventano limiti...
Oltretutto, quando piove, non uso l'ombrello, mi rovina il look...
A dirla tutta, la pioggia non mi dispiace...
Tutto cominciò molti anni fa...

1985...

Era una notte buia e tempestosa...

Ma il mattino successivo, il sole splende, una domenica mattina di quasi estate, il cielo blu cobalto punteggiato di spumose e candide nuvolette, fa da cornice al brillante verde delle montagne...
Una situazione irresistibile per me, le mie frementi gambette e la mia inarrestabile bicicletta...
Infatti, salto giù dal letto e dopo una fulminea colazione e preparato quello che si chiama "pranzo al sacco", volo in garage e in pochi minuti la mia mente vola al ritmo delle pedalate che mi portano via da casa e mi tuffano nel sogno...
Non so dove voglio andare, le strade sono tante, decido di non decidere, il caso sceglierà per me, intanto mi porto sulla litoranea che costeggia il lago, direzione Svizzera...
Magari vado all'orrido di sant'Anna, così mangio con i piedi a mollo, ottima idea, pedalo sciolto non ho fretta, è inutile ammazzarsi di fatica, chi mi corre dietro? Nessuno! 
Ma qualcuno, o meglio qualcosa, effettivamente mi stava seguendo, due nuvolette grigiastre, non mi interessa, continuo a pedalare, è una così bella giornata...
Arrivo a Cannobio, cavoli che nuvoloni, vabbè, all'orrido non ci vado, scendo sul lago a mangiare, tanto secondo me fino a stasera non piove...
Le ultime parole famose...
Buono il panino... Due gocce... Dai è una nuvola di passaggio... No... Cavoli piove, però arriva dalla Svizzera, io vado nella stessa direzione, con un po di fortuna me la lascio dietro...
Con un po di fortun....
Il diluvio universale...

Oggi...

Ricordando quel giorno, la cosa che più mi fa ridere è che mi misi a pedalare convinto che sarei arrivato a casa asciutto, ma mezzo chilometro dopo, ero fradicio come mai mi era successo, e di chilometri ne avevo ancora venti da fare per rientrare, però ricordo anche, che non mi importava, tanto una volta infradiciato, peggio non poteva andare, ricordo quanto mi sono divertito, ridevo come un matto, prendevo tutte le pozze che potevo e quando le auto di passaggio mi "lavavano" ridevo ancora di più...
Quando arrivai a casa, la felpa che indossavo era diventata un cappotto da quanto si era allungata, mia mamma mi aspettava con un'enorme asciugamano, la ramanzina (leggera) che mi fece, non riuscì a togliermi il sorriso...
Da allora, la pioggia l'ho sempre vista come qualcosa di divertente, a volte fastidiosa o fuori luogo, ma comunque divertente...
Vi sembrerò strano, e quello che dico adesso non è certo farina del mio sacco, però sono convinto che ogni stagione ha i suoi pregi, la differenza tra il buono o il cattivo tempo, siamo noi, noi e il nostro modo di intendere la vita...
Saluti.

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